Civiltà del Lavoro, n. 1/2016 - page 38

CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2016
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INCHIESTA
Certamente anche gli incentivi alle assunzioni varati lo
scorso anno dal Governo hanno contribuito a quest’acce-
lerazione, ma è fuori questione che il Jobs Act abbia por-
tato una ventata di modernità nella foresta pietrificata del
mercato del lavoro italiano. Un elemento cardine per in-
centivare gli investimenti nel nostro Paese.
Il Governo nel Def 2015 ipotizza le stime dell’impatto
macroeconomico delle riforme strutturali, che dovrebbe-
ro produrre i principali effetti già a partire dal 2016. Nel
2020 l’incremento del Pil si attesterebbe all’1,8% che sa-
lirebbe al 3% nel 2025, mentre nel lungo periodo l’effet-
to stimato sul prodotto dovrebbe essere del 7,2%. Nello
stesso arco temporale i consumi dovrebbero crescere del
5,4%, gli investimenti dell’8,2% e l’occupazione del 3,7%.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’Ocse, che sottolinea
FARE IMPRESA
in Italia resta un percorso in salita.
Negli ultimi 12 mesi, però, il vento sembra cambiato e si
stanno registrando segnali positivi, anche per effetto dei
provvedimenti approvati dal governo Renzi.
Un percorso positivo atteso da anni, che conferma come
le riforme rappresentino un fattore chiave per l’economia
e la competitività del Paese.
Gli ultimi risultati del rapporto Doing Business 2016, l’in-
dagine della Banca mondiale che esamina il contesto in
cui operano le imprese di 189 paesi, forniscono una fo-
tografia chiara di questa situazione: l’Italia, al quaranta-
cinquesimo posto nella classifica, nel 2016 ha recupera-
to undici posizioni rispetto al 2015 proprio per effetto di
alcune importanti riforme. Il Jobs Act, la riorganizzazione
della Pubblica amministrazione e il riordino fiscale sono
interventi fondamentali per far ripartire l’economia italia-
na, anche se la distanza dagli altri grandi paesi industria-
lizzati resta significativa.
L’Italia è sempre il fanalino di coda tra i membri del G7
perché siamo un Paese ancora poco attrattivo per gli in-
vestimenti rispetto ai nostri diretti competitor, soprattut-
to nell’area euro. D’altra parte, secondo gli investitori, gli
ostacoli in Italia sono quelli di sempre: eccessiva buro-
crazia, mercato del lavoro troppo rigido, fisco oppressivo,
lentezza della giustizia.
Dunque è sul terreno delle riforme che si gioca il rilancio
del Paese e il governo Renzi sembra avere le idee chiare
in merito. Il Jobs Act è la cartina di tornasole poiché se-
condo gli ultimi dati Inps questo provvedimento ha contri-
buito in modo determinante a far ripartire l’occupazione.
L’istituto guidato da Boeri ha da poco certificato che nel
2015 ci sono state 600mila assunzioni a tempo indeter-
minato in più rispetto allo scorso anno e sono state oltre
160mila le trasformazioni di contratti da tempo determi-
nato a indeterminato.
NELLA
GIUSTA
DIREZIONE
di Fabio Cerchiai, Presidente Atlantia
Fabio Cerchiai
Fondamentale mantenere la credibilità riacquistata con il Jobs Act e le riforme avviate
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