Civiltà del Lavoro, n. 2/2023

74 Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2023 LIBRI ne delle Partecipazioni statali, quella sulla scarsa produttività dell’Alfa Sud di Pomigliano ancora nelle mani dell’Iri e, la denuncia delle disastrose situazioni finanziarie di carrozzoni statali come Egam ed Efim. In un suo intervento in Parlamento nel 1976 osserva “Per quanto riguarda le Partecipazioni statali ci sembra opportuno suggerire, a fronte degli ampi stanziamenti proposti, l’introduzione di meccanismi che restituiscano all’impresa di Stato la sua funzione di organismo economico. Si può pensare, ad esempio, di introdurre il principio della remunerazione dei fondi di dotazione o della possibilità di porre in liquidazione quelle imprese pubbliche che per un certo periodo di anni abbiano presentato bilanci in perdita”. Parole ragionevoli ma in quel contesto rivoluzionarie. Non è un caso se la legge che oggi disciplina gli appalti pubblici, la 109/1994, porta il suo nome: una legge che recepisce i princìpi europei, esclude le trattative private, vieta la partecipazione alle aste di evasori fiscali e aziende colpevoli di reati. “Probabilmente – scrive Mangani – il documento più emblematico che fu fatto in quel periodo per normalizzare la gestione degli appalti pubblici dopo gli scandali di Tangentopoli”. UN ENTE PRIVATO CHE PENSA PUBBLICO L’impegno politico e l’iniziativa imprenditoriale trovano sintesi nella oramai sessantennale attività della Fondazione Aristide Merloni, cui è dedicato il più ampio capitolo del volume. La Fondazione è stata, nelle intenzioni di Aristide e poi di Francesco, il veicolo per immaginare e dare applicazione alla “via adriatica allo sviluppo”: un modello di “industrializzazione diffusa e senza fratture” che, per i Merloni, ha sempre rappresentato anche un ostinato programma etico e culturale. Attraverso studi, ricerche, analisi di fattibilità, progetti, investimenti, la Fondazione si è affermata come “un’ente privato che pensa pubblico”, scrive Mangani. E si potrebbe aggiungere, che interviene e trasforma la realtà. Come l’impresa, anche la Fondazione diventa il tascabili”. “Noi figli - ricorda Francesco Merloni – partecipavamo all’angoscia con cui nostro padre parlava dei tanti e tanti compaesani costretti ad abbandonare la propria terra, in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. Aristide volle forzare il destino del paese in cui era nato, volle fare qualcosa di concreto affinché l’emigrazione non fosse inevitabile. Era suo fermo convincimento che il lavoro doveva essere portato a casa dei lavoratori”. E per iniziativa di Aristide, e poi di Francesco e Vittorio e ora di Paolo Merloni, così è stato. Il volume svela il lato meno noto della grande famiglia industriale attraverso i ricordi di Francesco e una dettagliata ricostruzione dei contesti e delle persone chiamate in causa. Non solo, ad arricchire il lavoro di Mangani è soprattutto la puntuale ricostruzione delle idee che hanno nutrito il trasversale percorso di Francesco Merloni: ingegnere ecclettico, manager, ideologo di un inedito modello industriale, ma anche politico a 360 gradi. PORTARE NUMERI E METODO NELLA PRATICA POLITICA Parlamentare per sette legislature e ministro dei Lavori pubblici per due anni, dal 92 al 94, con Giuliano Amato e carlo Azeglio Ciampi, Merloni è “imprenditore politico” scrive Mangani. Nel solco del pensiero del padre, “Persona e Comunità sono concepiti come poli del proprio agire politico, con attenzione per l’economia sociale, ma sempre rivendicando lo spazio necessario per l’iniziativa privata contro il monopolio, sia esso pubblico o privato”. Per il Merloni “politico” è importante quel che è importante anche per il Merloni “imprenditore”: dare credito ai numeri per potere esaminare le situazioni congiunturali e, quando occorre, cambiare idea. Nel quadro del suo impegno politico è fondamentale l’incontro e la decennale collaborazione con Nino Andreatta, con il quale fonda l’Arel – Agenzia Ricerche e Legislazione, nel 1976, con l’idea di portare metodo e numeri nella pratica politica. Trovano così energia, battaglie fin lì praticamente mai viste dall’establishment, come quella contro l’erogazione a rubinetto dei fondi di dotazioIl volume svela il lato meno noto della grande famiglia industriale attraverso i ricordi di Francesco e una dettagliata ricostruzione dei contesti e delle persone chiamate in causa

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