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FOCUS
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2016
Le esportazioni hanno contribuito in modo determinan-
te alla ripresa degli ultimi due anni e hanno raggiunto
un record assoluto di oltre 400 miliardi di euro. Negli
ultimi mesi hanno subito, però, un certo rallentamento
e ora i rischi di protezionismo potrebbero complicare
lo scenario economico globale. Quali previsioni si pos-
sono fare per l’andamento del commercio internazio-
nale e per le nostre esportazioni nel prossimo anno?
Penso sia importante una premessa metodologica, per
evitare il rischio di perdere di vista la foresta perché as-
sorti nel guardarne alcuni alberi. Fenomeni come il vo-
to sulla Brexit e la vittoria di Donald Trump non sono la
causa, ma l’esito di una progressiva crisi della globalizza-
zione e del libero scambio, che si deve a una comples-
sa serie di fattori.
Il primo di questi fattori è ovviamente la devastante cri-
si economica mondiale innescata dalla crisi dei subprime
negli Stati Uniti, otto anni orsono. Una crisi che ha messo
in evidenza la fragilità dell’economia finanziaria del pia-
neta, i cui tentativi di regolazione, tuttora in corso, sono
apparsi tardivi o inefficaci.
La crescita esponenziale delle diseguaglianze e l’insuf-
ficiente attenzione delle istituzioni e della politica per i
“perdenti della globalizzazione” ha funzionato come ben-
zina per i populismi e i nazionalismi che siamo chiamati
a fronteggiare. Difendere i valori del libero scambio, am-
monire che “dove non passano le merci passano gli eser-
citi”, per riprendere il celebre aforisma di Frédéric Bastiat,
non è più sufficiente. Non è possibile difendere i grandi
meriti che la globalizzazione ha avuto in termini di be-
nessere e di emancipazione senza una profonda riflessio-
ne critica sui suoi difetti.
Quella che è stata chiamata la “grande contrazione” ha
indotto molti paesi ad attuare politiche di protezionismo
esplicite, come il ritorno dei dazi, o implicite, come il dum-
ping monetario e le svalutazioni competitive. Le cose sono
state ulteriormente complicate dal rischio di esplosione
del debito sovrano in Europa, con la risposta drammatica-
mente sbagliata delle politiche di austerity, e dal rallenta-
mento delle economie dei paesi emergenti.
Questa lunga premessa serve a spiegare non solo come
il rallentamento dell’export italiano negli ultimi mesi sia
del tutto fisiologico e contenuto in proporzioni più che ac-
cettabili (per merito principale dell’incremento sul mer-
cato comunitario, che ha compensato quasi totalmente
il calo extra-Ue), ma anche quanto sia stato importante,
negli anni della crisi, avere mantenuto o esteso le nostre
quote di mercato.
Merito innanzitutto della qualità dei nostri prodotti, del-
L’
EXPORT
CRESCERÀ
MA PREOCCUPANO I
PROTEZIONISMI
Negli anni della crisi è stato importante avere mantenuto o esteso le nostre quote di mercato.
Merito della qualità dei nostri prodotti e dello sforzo di sistema fatto dall’Italia, attraverso un
maggiore lavoro di squadra e un ridisegno degli strumenti di intervento. Ne abbiamo parlato
con il sottosegretario delegato all’internazionalizzazione Ivan Scalfarotto.