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INTERVISTA

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CIVILTÀ DEL LAVORO

VI - 2016

e coreane potrebbero essere molto vantaggiose per en-

trambe. Le nostre società stanno già impiegando, anche in

patria, personale italiano con l’obiettivo di assorbirne ap-

pieno il gusto e lo stile: la progettazione del design della

Samsung Elettronica e della Hyundai Auto registra un im-

portantissimo contributo di vostri concittadini.

La Corea sta crescendo in fretta in termini demogra-

fici. Come si stanno trasformando le città sotto il pro-

filo delle infrastrutture?

Penso che il nostro sia uno dei pochi paesi al mondo che

stanno effettivamente modificando il sistema infrastrut-

turale per tenersi al passo con le esigenze derivanti dai

crescenti livelli di benessere della popolazione.

Il governo coreano sta investendo ingenti risorse nel set-

tore dei servizi pubblici (in alcuni casi assieme alle am-

ministrazioni locali) per incrementare l’efficienza della

rete dei trasporti, della gestione e trattamento dei rifiuti

– area in cui la Corea ha raggiunto l’eccellenza – della re-

te informatica e per la tutela e valorizzazione del patri-

monio culturale.

Ovviamente il nostro non è vasto come quello italiano,

anche in virtù del fatto che, a differenza dell’Italia dove

si usava la pietra per edifici e statue, da noi si adoperava

principalmente il legno. Sottoposto alla tutela di un ente

governativo indipendente, l’Agenzia per la tutela e l’am-

ministrazione del patrimonio culturale, esso conta circa

tredicimila siti fra castelli, palazzi, templi e tombe reali,

insieme a manoscritti e dipinti.

Qual è stato, e qual è tuttora, il contributo dei grandi

gruppi nella diffusione di un’etica del lavoro presso

le classi dirigenti e il sistema economico del paese?

La Corea è uno tra i paesi, se non addirittura quello con

l’orario di lavoro più lungo. Alcuni anni fa, il nostro gover-

no ha deciso di adeguare gli orari della Pubblica ammini-

strazione e del settore privato a quelli adottati nei paesi

più sviluppati, con una settimana di cinque giorni lavora-

tivi. Questa evoluzione è stata accettata, sulle prime, con

una certa riluttanza.

A tutt’oggi, in qualsiasi settore, sebbene la giornata di la-

voro inizi alle nove del mattino, è molto inusuale, alme-

no durante la settimana, per i lavoratori di qualsiasi livel-

lo rientrare a casa per ora di cena. Lo spirito di sacrificio

e dedizione al lavoro sono alla base del nostro successo

economico e permeano la cultura di ognuna delle gran-

di imprese di successo, sia nel settore privato che nella

Pubblica amministrazione. Questo spirito è stato anche

alla base del boom dell’economia del Giappone negli an-

ni Sessanta, un esempio da cui, mi sentirei di affermare,

abbiamo imparato molto.

Quale ruolo hanno gli imprenditori coreani e le classi

più abbienti nella valorizzazione del patrimonio arti-

stico e culturale del paese?

Direi sinora un ruolo piuttosto marginale. Tuttavia, ben-

ché si sia ancora lontani dai livelli europei, stiamo di re-

cente assistendo a un’inversione di tendenza e al destar-

si di un maggior interesse per il mecenatismo, anche al

fine di accrescere il prestigio delle imprese. Va detto pe-

rò, per spiegare la fattispecie, che le nostre aziende so-

no state sempre molto impegnate nel destinare risorse

ai meno abbienti perché il nostro sistema di assistenza

sociale è ancora in fase di sviluppo e non tutela appieno

i più deboli, anche se fortunatamente l’azione governati-

va sta muovendosi lungo questa direzione.

Fabio Lancellotti e Chiara Santarelli

VI SONO MOLTISSIME

OPPORTUNITÀ

DI COLLABORAZIONE

ANCORA INESPLORATE

FRA LE IMPRESE COREANE

E QUELLE ITALIANE