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CIVILTÀ DEL LAVORO

IV • V - 2016

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NEL 2015

abbiamo raggiunto il record di esportazioni,

pari a 415 miliardi di euro, che è il quinto surplus al mon-

do. Un bel risultato. Ma va sottolineato che è stato otte-

nuto solo da 15mila aziende. Anche il turismo è cresciuto

nel 2015 ed è in ulteriore ripresa quest’anno, ma è ancora

troppo concentrato nelle grandi città d’arte. Dal 2011 ab-

biamo aumentato le esportazioni di 120 miliardi di euro,

ma contemporaneamente abbiamo perso il 25% di base

produttiva: non possiamo continuare a lungo così. Siamo

un Paese con punte di eccellenza, che però non riescono

a creare benessere diffuso, a trainare tutto il territorio e

tutte le categorie sociali. Per questo le eccellenze rischia-

no di essere alla lunga erose

dalla reazione e dalla rabbia

dei troppi cittadini che si sen-

tono esclusi dalla ripresa. Per

questo non basta più avere

delle eccellenze. Tutto il Pae-

se deve diventare eccellente.

Il 2017, anche per le tensioni

internazionali che stanno ri-

ducendo la crescita mondiale,

sarà un anno molto difficile,

dobbiamo dircelo con fran-

chezza, senza rifugiarci nella

retorica. Il commercio inter-

nazionale è in calo e questo si

rifletterà inevitabilmente an-

che sulle nostre esportazioni.

L’incertezza, dominata dall’a-

spettativa di eventi ritenuti

apocalittici come la Brexit, sta riducendo gli investimenti

a livello globale. La crescita, che pure c’è, non basta a so-

stenere il benessere diffuso delle popolazioni e questo sta

provocando la messa in discussione delle classi dirigen-

ti in tutto il mondo. Per questo, per invertire questa ten-

denza, occorre un massiccio piano di investimenti privati

e pubblici. E noi italiani dove li dobbiamo mettere questi

investimenti? Li metteremo in primo luogo nelle nostre

TUTTO IL

PAESE

DEVE DIVENTARE

ECCELLENTE

Il Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda spiega come dare all'Italia una marcia in più

eccellenze, nella manifattura, nella filiera turismo-cultura

e nelle scienze della vita. Nella Legge di Stabilità preve-

diamo incentivi automatici, senza bandi, senza gare, per

13 miliardi di euro in tre anni, perché vogliamo dare fidu-

cia alle imprese. Confermiamo il super ammortamento al

140% e prevediamo un iperammortamento per le tecno-

logie digitali, perché dobbiamo spingere gli investimenti,

la crescita e le esportazioni in tutte le imprese e in tutte

le regioni. Per quel che riguarda la filiera turismo-cultura,

dobbiamo puntare sulla selettività. Attrarre turisti non è

difficile in un mondo che si sta aprendo, dove i flussi au-

mentano di anno in anno. I turisti vengono e continueran-

no a venire in Italia. Il punto

è come riusciremo a gestire

questi flussi, se riusciremo a

far aumentare la spesa pro-

capite per lo meno sopra la

media europea, se riuscire-

mo a portare i turisti non so-

lo a Venezia, Firenze e Roma

ma anche nei centri minori e

al Sud. Ma raggiungere questi

risultati richiede massicci inve-

stimenti nella qualità dei tra-

sporti, nella qualità delle cit-

tà e delle reti culturali.

La Legge di Stabilità è seria

nella tenuta dei saldi di bilan-

cio. Rispettiamo i parametri

europei, ma anche l’Europa

deve capire che nell’Unione

c’è il serio rischio di avere tra qualche anno una maggio-

ranza di governi populisti. La mancanza di crescita e di

investimenti rischia di provocare una crisi profonda della

democrazia, come negli anni Trenta. Occorre che tutti si as-

sumano la responsabilità di evitare questa deriva pericolo-

sissima. Occorre un pensiero lungo e insieme un senso di

urgenza e determinazione per fare sì che l’Italia non sia un

paese di pochi o molti vincenti, ma un paese vincente.