Civiltà del Lavoro, n. 2/2023

53 FOCUS Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2023 La pandemia ha diminuito il numero delle persone occupate nel turismo, che sono transitate in altri settori. Per quest’anno ritiene che riuscirete a coprire le posizioni necessarie? E come incoraggiare nuove assunzioni? La mancanza di lavoratori nel turismo continua a farsi sentire e, con l’avvicinarsi dell’alta stagione, il problema si aggrava. Il paradosso è che, nonostante la domanda di lavoro nel settore sia aumentata, mancano le figure adatte a ricoprire i ruoli vacanti con la conseguenza che hotel, stabilimenti balneari, termali e ristoranti saranno costretti a lavorare a scartamento ridotto. Se nel 2019 era difficile reperire il 24% dei profili che venivano ricercati, nel 2022 questa difficoltà ha interessato oltre il 40%, creando seri problemi alla programmazione dei servizi del comparto turistico. Per favorire il lavoro occorre rafforzare le attività di orientamento volte a ridurre il disallineamento fra domanda e offerta e il governo dovrebbe applicare un meccanismo che preveda per le imprese di pagare di meno a fronte di maggiori assunzioni. Quali sono le competenze più richieste? E in che modo si affronta la questione della formazione e dell’aggiornamento delle competenze nel settore? La bella stagione è alle porte e mentre il turismo continua a correre mancano i lavoratori nelle imprese turistiche. Tra i profili più richiesti ci sono cuochi, baristi e camerieri, ma il gap riguarda soprattutto le competenze: dalle più classiche, che si possono apprendere negli istituti di istruzione specializzati, alle ‘nuove’ relative al green e al digital. Ciò fa sì che ci sia una distanza sempre più ampia tra quello che cercano le aziende dell’industria dei viaggi e quello che i candidati hanno da offrire. È fondamentale prendere coscienza del fatto che per affrontare il dinamismo del settore sono indispensabili una formazione e un aggiornamento costanti. Sarebbe opportuno definire un piano formativo dedicato all’imprenditoria turistica che preveda un progetto accademico concreto intorno all’Alta scuola di formazione Turistica in forte connessione con le eccellenze formative del nostro sistema, con la creazione di un percorso universitario o di alta formazione post universitaria destinato al settore turistico, da sviluppare in sinergia con le imprese del settore con una logica che favorisca l’occupazione e contestualmente l’allineamento della formazione alle necessità del mercato. Il tema della sostenibilità ambientale secondo lei è entrato nella sensibilità del turista, sia italiano che straniero? Cosa vi dicono gli operatori? Con la pandemia la sensibilità per il turismo sostenibile è cresciuta in Italia, non coinvolgendo solo i clienti, ma allargandosi agli operatori. La crisi ha intensificato importanti fenomeni evolutivi della domanda turistica, che destinazioni e imprese stanno cogliendo per reinventarsi e proporre nuove offerte di valore. Un’esigenza testimoniata dagli ultimi trend del travel tra i quali c’è l’under tourism, che si rivolge a un target di viaggiatori che inseriscono fra le proprie priorità spostamenti poco impattanti, rispetto per gli ecosistemi e desiderio di scoprire il territorio senza deturparlo. Nonostante la domanda di lavoro nel settore sia aumentata, mancano le figure adatte a ricoprire i ruoli vacanti con la conseguenza che hotel, stabilimenti balneari, termali e ristoranti saranno costretti a lavorare a scartamento ridotto Foto uatp2 © 123RF.com

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=