Civiltà del Lavoro, n. 2/2023

39 FOCUS Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2023 l’emergenza scompare”. Siamo il Paese con il consumo pro capite (215 litri a testa al giorno) più alto della media europea (125). La perdita dei nostri acquedotti, seppur lievemente migliorata, è del 42%. Gli invasi non piacciono, disturbano come le pale eoliche e gli impianti fotovoltaici. I rimendi infastidiscono, il problema rimane. L’impronta idrica italiana è tra le più alte d’Europa, con una media di 6.300 litri a persona al giorno. Consumi non più sostenibili e allarmanti, considerando che secondo il World Resources Institute nel 2040 l’Italia sarà in un serio stress idrico. A peggiorare il quadro, c’è il fatto che manca un segnale di prezzo: abbiamo la tariffa media più bassa d’Europa (176,16 euro di consumi medi per una famiglia di 3 persone) che non disincentiva l’iperconsumo. COMMISSARIO ALLA SICCITÀ, SERVONO COPERTURE Per far fronte a una situazione non più rinviabile, il Governo con un decreto legge entrato in vigore il 15 aprile ha istituito una cabina di regia fra i ministri per contrastare la siccità e istituito un commissario straordinario nazionale. Tra gli obiettivi: semplificazione delle procedure per gli interventi sulla rete, per l’utilizzo delle acque depurate in agricoltura e per i dissalatori. Come dal più classico dei refrain, la semplificazione è cosa complessa. In Italia vi sono 30mila enti 10mila uffici. Un intreccio di competenze locali e nazionali. E, come segnala il rapporto Water Economy in Italy, non esiste una mappatura di tutti gli usi. Il servizio idrico integrato, ovvero acquedotti, fognature e depurazione, su cui esercita la propria sorveglianza l’Arera, l’autorità di settore, riguarda solo il 20% del totale dei prelievi. Problema non secondario quello delle coperture finanziarie. Secondo il decreto le risorse indispensabili per adeguare le infrastrutture e potenziare il servizio idrico nazionale vanno trovate rimodulando i piani di spesa di altri investimenti già messi a bilancio. LA CONFERENZA MONDIALE Il discorso italiano e quello europeo si inseriscono in uno scenario globale recentemente tracciato dalla Seconda Conferenza Mondiale sull’Acqua – la “UN 2023 Water Conference” – tenuta a quartier generale delle Nazioni Unite a New York lo scorso marzo, a 45 anni dalla prima conferenza del 1977 a Mar del Plata, in Argentina. Si confermano dati allarmanti: due miliardi di persone al mondo non hanno accesso all’acqua potabile e più di 3 miliardi e mezzo non sanno cosa siano servizi igienici e sanitari affidabili. “La scarsità di acqua sta diventando endemica”, si legge nel rapporto, secondo cui l’uso di acqua è aumentato a livello globale di circa l’1% ogni anno negli ultimi 40 anni e dovrebbe mantenere tassi di crescita simili fino al 2050. Il mondo sta “percorrendo ciecamente una strada pericolosa, poiché l’uso insostenibile dell’acqua, l’inquinamento e il riscaldamento globale incontrollato stanno prosciugando la linfa vitale dell’umanità”, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres nella prefazione al rapporto. Richard Connor, autore principale dello studio, ha spiegato l’impatto della “crisi idrica mondiale”. “Se non si interviene, lo scenario sarà che il 40-50% della popolazione mondiale continuerà a non avere accesso ai servizi igienici e circa il 20-25% della popolazione mondiale non avrà accesso all’acqua potabile”. (C.F.) Foto bystudio © 123RF.com

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