Civiltà del Lavoro, n. 2/2023

33 Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2023 PRIMO PIANO rico delle generazioni future. L’agricoltura convenzionale, basata su un sistema chiuso che non tiene conto degli equilibri e degli ecosistemi circostanti, altera i cicli di vita degli organismi viventi quali acqua, azoto, carbonio, ossigeno e fosforo. Le maggiori interferenze sono, ad esempio, l’uso crescente di combustibili fossili (influenza sul ciclo del carbonio), lo sfruttamento delle acque interne utilizzate per l’irrigazione o per l’industria (influenza sul ciclo dell’acqua), la distruzione di foreste e la creazione di dighe, l’uso massiccio di fertilizzanti (interferenze con i cicli di fosforo e azoto). Il risultato dell’alterazione di questi essenziali cicli di vita è stato il lento ma inesorabile declino della biodiversità e degli ecosistemi del pianeta, riducendone sia la resilienza ambientale sia la biocapacità, con conseguenti effetti su scala globale (aumento della temperatura causato dall’effetto serra, piogge acide, rarefazione della fascia di ozono atmosferica e alterazione delle correnti marine). Un conto ambientale altissimo, che non rientra nel calcolo dei costi dei prodotti agricoli derivanti da coltivazioni con metodo convenzionale, e che illude il consumatore celando il reale costo che le generazioni future dovranno pagare in termini di fertilità del terreno, disponibilità di risorse idriche, capacità di soddisfare il fabbisogno alimentare minimo di una popolazione in rapidissimo aumento e biodiversità ambientale. Aprendo il dizionario alla voce sostenibilità si legge: “condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.” Risulta evidente come questa definizione non si concili con i metodi colturali convenzionali fino ad ora utilizzati ma trovi un grande alleato nella coltivazione biologica. L’agricoltura biologica si presenta come la soluzione perfetta e immediatamente attuabile. È un esempio di economia circolare (grow-make-use-restore) che sfida l’economia lineare (take-make-use-dispose) cercando di controllare i flussi di risorse e di energia in entrata, al fine di massimizzare i benefici ambientali e ridurre al minimo le interferenze con i cicli di vita essenziali degli esseri viventi. Promuove il riutilizzo di materiali naturali dai cicli agronomici, compostando deiezioni animali e scarti vegetali, incrementando la sicurezza dei suoli e degli ecosistemi, diminuendo l’entità dei rifiuti e migliorando l’utilizzo del suolo. Il mondo del biologico ha molto da offrire anche da un punto di vista dei fertilizzanti e dei prodotti per il controllo dei parassiti; le tecnologie chimiche odierne permettono l’utilizzo di sostanze innovative e non invasive nei confronti dell’ambiente, ma si scontrano quotidianamente con il mercato dei pesticidi di sintesi chimica che vale oltre un miliardo di euro e con la lobby delle aziende del settore che non intende rinunciare ai propri profitti. In qualità di Cavaliere del Lavoro e di imprenditore con la natura nel Dna e nel cuore, mi sento in dovere di fare leva sulle coscienze degli imprenditori italiani al fine di chiedere alle amministrazioni pubbliche nazionali ed europee di inserire queste problematiche all’interno delle aree decisionali, per fare in modo che la cura e la salvaguardia del nostro suolo e della nostra biodiversità agricola diventino un pilastro portante per le future politiche aziendali e pubbliche. I prossimi dieci anni saranno decisivi per il futuro. Non c’è più tempo per mettere la testa sotto la sabbia e aggrapparsi alla speranza che questa crisi climatica e ambientale possa risolversi da sola. L’agricoltura e l’allevamento intensivo producono da soli il 30% delle emissioni di gas a effetto serra; un’inversione di rotta è necessaria ed è necessaria oggi. Fortunatamente esiste un sentiero già tracciato ed esplorato; possediamo le competenze per un sistema produttivo, quello dell’agricoltura biologica, che ci permette di trasformare l’agricoltura in agricoltura sostenibile. È un’opportunità che accresce il valore del cibo made in Italy e che dà valore al nostro territorio, bene inalienabile e patrimonio che lasceremo alle generazioni future. Andrea Rigoni è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2022. È presidente e amministratore delegato di “Rigoni di Asiago”, leader nel mercato nazionale delle confetture con il marchio “Fiordifrutta”. È secondo player nazionale nel mercato delle creme spalmabili e del miele. È presente in quaranta paesi con un export del 35% e occupa 144 dipendenti

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