Civiltà del Lavoro, n. 1/2023

19 Civiltà del Lavoro gennaio • febbraio 2023 PRIMO PIANO Quali forme di collaborazione sono in atto tra il ministero dell’Istruzione, l’Ufficio scolastico regionale e la sua Regione? Tra la Regione Veneto e l’Ufficio scolastico regionale per il Veneto, che è di fatto l’articolazione territoriale del ministero, ci sono una profonda e consolidata collaborazione e sinergia su tutti i temi che riguardano il sistema educativo, che non si manifestano solo nelle scelte sulla programmazione dell’offerta formativa del secondo ciclo e sul dimensionamento della rete scolastica, ma si estendono anche a numerosi progetti di ampliamento dell’offerta formativa rivolti alle scuole di ogni ordine e grado, condivisi e coprogettati con l’Ufficio scolastico regionale. Queste iniziative coinvolgono enti pubblici, fondazioni e associazioni senza scopo di lucro, sono finalizzati a promuovere, a titolo di esempi, la cittadinanza attiva, l’educazione digitale, il contrasto al bullismo e cyberbullismo, la conoscenza del territorio e la sostenibilità ambientale e il benessere psicofisico di bambini e ragazzi, anche grazie a numerose attività di sostegno e sviluppo dell’educazione motoria e sportiva nelle scuole. Alcuni esperti propongono di aumentare l’autonomia dei singoli istituti, che potrebbero migliorare così le proprie relazioni con i territori e le imprese. Può essere una strada? Gli strumenti per migliorare le relazioni tra scuola, territorio e imprese esistono già, il problema, casomai, è sostenere e rafforzare i contesti nei quali queste due realtà sono chiamate a incontrarsi e dialogare. La Regione Veneto è stata una delle prime a sperimentare l’alternanza scuola lavoro (ora PCTO, percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, ndr), ben prima che diventasse obbligo di legge, grazie ad accordi bilaterali con le associazioni di categoria e può testimoniare i buoni risultati raggiunti non solo nell’inserimento nel mondo del lavoro, ma anche nell’abbattimento della dispersione scolastica. C’è anche il tema dell’autonomia regionale differenziata: la Regione Veneto intende chiedere anche le competenze relative alla scuola. Come vi state attrezzando per migliorare l’organizzazione della scuola veneta in vista dell’autonomia? La richiesta del Veneto di autonomia differenziata in materia di istruzione mira a istituire un sistema educativo regionale che, operando nel quadro della normativa nazionale e comunitaria e in collaborazione con i soggetti del sistema nazionale, sia in grado di assicurare una maggiore aderenza ai bisogni e alle aspettative del tessuto economico e sociale che caratterizzano il territorio, sulla base dei principi di sussidiarietà e prossimità. Nel pieno rispetto dell’autonomia scolastica e delle norme generali in materia di istruzione, la proposta veneta è volta a perseguire il raggiungimento di un alto grado di efficienza ed efficacia del servizio educativo attraverso l’attivazione di modelli organizzativi flessibili, la diversificazione dei servizi erogati, l’introduzione di tecnologie innovative e il coordinamento dei soggetti presenti nel contesto territoriale. Il sistema educativo veneto si caratterizza per la forte presenza di istituzioni scolastiche e formative paritarie (particolarmente per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, che rappresentano circa il 65% dell’offerta) che, in quanto dotate di specifici requisiti funzionali, organizzativi e didattici, concorrono all’erogazione del servizio educativo regionale. A tali realtà la richiesta regionale di autonomia dedica il dovuto interesse attraverso il riconoscimento di un proprio ruolo di programmazione, riconoscimento e controllo. Il modello di autonomia proposto è orientato a realizzare una differente distribuzione delle competenze che, senza forzare gli elementi di unitarietà del sistema scolastico/formativo, sia in grado di attuare in massimo grado i principi di autonomia delle istituzioni scolastiche. Per realizzare questo progetto la Regione è ora impegnata, in collaborazione con il governo, alla prima definizione dei “livelli essenziali delle prestazioni”, che sono essenziali e preliminari a qualsiasi declinazione di autonomia si voglia realizzare, così come previsto dal disegno di legge che contiene le disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario. (P.M.) Foto milkos © 123RF.com

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