Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

99 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 Il settore chimico, specialmente in passato, non godeva di buona fama. Quali innovazioni di prodotto e di processo sono state fatte nella sua azienda in direzione della sostenibilità? È vero, il settore dell’industria chimica in passato non godeva di buona fama. Oggi è molto diverso principalmente per due ragioni: la conoscenza, la presa di consapevolezza dei possibili pericoli o rischi e quindi di conseguenza l’attuazione progressiva di regolamenti, soprattutto a livello europeo, per normare comportamenti e processi produttivi chimici. In particolare l’adozione di un cosiddetto Libro Bianco sull’utilizzo delle sostanze chimiche, che esclude quelle ritenute pericolose, ha fatto sì che anche Lechler adottasse nella produzione dei prodotti vernicianti sostanze a basso impatto ambientale, per esempio attraverso l’utilizzo del veicolo acqua in luogo dei solventi, tipicamente utilizzati in passato per la diluizione delle pitture e vernici, così come pure altri additivi e sostanze che rispettano la sicurezza del lavoratore e dell’utilizzatore. Quali sono le virtù che deve assolutamente avere chi vuole fare impresa? La parola d’ordine oggi per fare impresa è sostenibilità. Ad essa attribuisco molti significati, non solo quelli che riguardano l’ambiente, gli aspetti economici e sociali, ma anche tutti quelli necessari a far sì che l’azienda possa durare nel tempo. È importante farsi spesso la domanda: “Cosa devo fare responsabilmente, ed insieme ai collaboratori, perché la mia impresa, o l’impresa in cui lavoro, possa continuare ad esistere, ad esserci?”. Quindi sono molto importanti, accanto alla competenza, motivazione, collaborazione, visione, anima, fiducia, speranza. Di queste parole la più importante è quella centrale, anima, che per me vuol dire anche coraggio, senso, spirito d'impresa. Senza spirito d’impresa è difficile competere nei vari mercati. Quali emozioni ha provato quando è stato insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro? Ho provato una doppia sensazione: una grande emozione, perché pur avendo saputo della mia candidatura, per la quale ero già molto onorato per essere stato ritenuto idoneo dai colleghi, essere poi nominato, poco tempo più tardi, è stato motivo di sorpresa, imbarazzo, ma anche molto orgoglio e felicità. Tuttavia ho provato anche un atteggiamento di umiltà, rispetto, responsabilità ed ho voluto fin da subito condividere l’annuncio della mia nomina in azienda scrivendo ai collaboratori: “Desidero condividere con Voi tutti l’onorificenza che ‘abbiamo’ ricevuto! Non posso tenere solo per me questo prestigioso riconoscimento”.

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