Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

16 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO Manifattura sostenibile IMPRESE ARTEFICI DEL CAMBIAMENTO Intervista a Gregorio DE FELICE di Paolo MAZZANTI P andemia, aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, crisi ucraina. L’ultimo biennio ha messo a dura prova l’economia del Paese, che nonostante le difficoltà ha potuto contare su un sistema industriale solido. Abbiamo parlato dei futuri scenari con Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo. Quali sono a suo giudizio le maggiori sfide per l’economia e il sistema produttivo nel 2023? La situazione economica presenta elementi di incertezza legati a livelli di inflazione che non vedevamo da anni e alla conseguente fine della politica dei tassi di interesse a zero o negativi. Dopo la ripresa post pandemica, l’economia globale è entrata in una fase interlocutoria. Il Pil mondiale è previsto in rallentamento al 2% nel 2023 (dal 2,8% del 2022), ma tutti i maggiori centri di previsione indicano una ripresa nel 2024, che consentirà di tornare a tassi di crescita vicini al 3%. È importante sottolineare due fattori positivi che rafforzano la previsione di una progressiva normalizzazione: le tensioni sui prezzi delle materie prime e dell’energia stanno iniziando a ridursi; l’inflazione negli Stati Uniti inizia a scendere e questa flessione arriverà, con qualche mese di ritardo, anche qui in Europa e in Italia. Inoltre, le banche centrali hanno compiuto gran parte del percorso di rialzo dei tassi; la Bce ha alzato i tassi di 200 punti base e dovrebbe ancora aumentarli “soltanto” di un altro punto percentuale. Uno dei temi più preoccupanti riguarda l’energia e il gas: secondo alcune stime, nel 2023 dalla Russia arriveranno in Europa solo una ventina di miliardi di metri cubi di gas, contro gli 80 del 2022 e i 140 del 2021. Riusciremo a garantire gli approvvigionamenti contenendo l’esplosione dei prezzi? L’Agenzia internazionale dell’energia ha avvisato, in un suo recente rapporto sul bilancio europeo del gas, che la riduzione dell’offerta russa rispetto al 2022 e l’aumento della domanda cinese renderanno più arduo garantire lo stesso livello di importazioni complessive. La proiezione stima un deficit pari a circa la metà del fabbisogno legato al riempimento degli stoccaggi. Considerando le molte incognite, come il fattore meteorologico e il rischio di incidenti, sarebbe opportuno non accontentarsi delle condizioni favorevoli di un calo della domanda dovuto a una prima metà di autunno molto mite. Sarà necessario mantenere la domanda molto al di sotto dei livelli del 2021, e meglio se si ridurrà la domanda per usi civili piuttosto che quella industriale. Non si può infatti escludere che i prezzi restino elevati, oltre che molto volatili, anche nel 2023. L’incertezza sul bilancio di domanda e offerta nel 2023 solleva grossi dubbi in merito all’utilità di tetti al prezzo del gas: se l’offerta è scarsa e la domanda non viene Gregorio De Felice

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