Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

15 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO è stata la proposta della Commissione europea del passaggio all’auto elettrica entro il 20235, fatta in un momento in cui le vendite del settore erano scese drasticamente e che andrebbe riconsiderata. Allo stesso modo, sulla questione degli imballaggi, se anni fa si è scelto di orientare gli investimenti verso il riciclo e adesso si cambia strada, non si possono ignorare i costi, i problemi e i posti di lavoro che verrebbero messi in discussione. La sostenibilità ambientale può esistere solo se va di pari passo con quella economica e sociale. Sarebbero gli stessi cittadini a non accettarla. Aggiungo inoltre che la transizione ecologica porta con sé la questione tecnologica. Occorre vedere come l’Europa è posizionata rispetto ad altre aree del mondo e, in generale, credo che sarebbe preferibile avere a disposizione un set di soluzioni e lasciare ai paesi un po’ di flessibilità su come raggiungere gli obiettivi. C’è infine il tema energia, che resta uno dei maggiori problemi per le imprese, che non sempre possono ritoccare i listini. Cosa potrebbe fare di più il governo? In primo luogo va osservato che l’aumento dei costi combinato ai picchi di domanda dei mesi scorsi ha fatto scattare un adeguamento dei prezzi che, in certi casi, è andato oltre il calo del periodo pandemico. Invece altri settori nei quali la concorrenza internazionale è più stringente, hanno avuto difficoltà a recuperare l’aumento dei costi. L’inflazione, quindi, colpisce in modo molto difforme. Nei prossimi mesi non mi aspetto grandi cambiamenti, ma sicuramente il governo dovrà interrogarsi sulla tenuta del sistema industriale. E se il conflitto in Ucraina non si spegne e il prezzo del gas non scende, occorrerà cercare di dare sollievo a famiglie e imprese per evitare che il picco di inflazione dovuto ai costi energetici si trasmetta all’intero sistema. Gli strumenti finora messi in campo vanno nella giusta direzione, ma occorrerà calibrarli in base ai settori e alle aree del Paese, cosa molto difficile da fare. Lo abbiamo già visto durante la pandemia con l’adozione dei codici Ateco per stabilire chi potesse continuare a lavorare e chi no, non è semplice adattare le misure a un sistema produttivo complesso. Di certo serviranno nuovi interventi, ma sono convinto che con l’esperienza e con il tempo il governo potrà essere più puntuale nella loro definizione. Foto ppetrenko © 123RF.com

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