Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

17 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO razionata, tocca ai prezzi farlo. La probabilità di tensioni persistenti sui prezzi solleva perplessità sulla sostenibilità di meccanismi di mitigazione degli effetti del caro energia che non siano selettivi. Il sistema produttivo ha dimostrato grandi capacità di resistenza nei mesi scorsi, come dimostrano il buon dato del Pil nel terzo trimestre e l’ottimo andamento dell’export. Queste performance proseguiranno anche nei prossimi mesi o si corre davvero il rischio di recessione? L’export si sta dimostrando resiliente e il mercato del lavoro mostra segnali di tenuta, nonostante le pressioni sui margini delle aziende. Il rallentamento dell’inflazione atteso per i prossimi mesi, e i minori rischi di razionamento forzato delle forniture energetiche, favorisce un minor pessimismo da parte delle imprese. Il nostro sistema manifatturiero ha realizzato molti progressi: la quota di produzione esportata è salita negli ultimi dieci anni dal 36,1% al 48,3%, il nostro avanzo commerciale (calcolato al netto della bolletta energetica) è cresciuto dai 31 miliardi del 2010 ai 104 previsti per il 2022. Le previsioni di crescita del Pil italiano sono pari al 3,8% nel 2022, ad un modesto 0,6% nel 2023 e poi ad un significativo 1,8% nel 2024. Una breve recessione è probabile nei trimestri a cavallo del 2022-23. Quale reazione prevede per il mondo delle imprese? Nel breve periodo avremo ripercussioni negative sulla competitività, sebbene il problema sia probabilmente confinato a quelle più energivore. Dopo le crisi petrolifere degli anni ‘70, abbiamo però assistito a un processo virtuoso di investimenti e miglioramento tecnologico, che ha condotto a un calo dell’intensità energetica del sistema produttivo e alla riduzione dei consumi di petrolio in rapporto al Pil. Anche oggi ci sono ampi margini per migliorare l’efficienza energetica della produzione e per ridurre i consumi di gas naturale. Le imprese stanno già agendo in tale direzione. I consumi elettrici industriali sono in riduzione ed è in atto una forte accelerazione nell’installazione di capacità eolica e solare: i dati Terna collocano le nuove attivazioni di solare fotovoltaico nei primi dieci mesi del 2022 a ben 1,9GW, contro gli 0,8GW nel corrispondente periodo del 2021. Per quanto riguarda l’eolico, sono 0,4GW, contro 0,2GW nello stesso periodo del 2021. Un altro tema riguarda la riduzione del potere d’acquisto dovuto all’inflazione che potrebbe ridurre i consumi, anche se secondo Bankitalia le famiglie hanno accumulato durante la pandemia un elevato risparmio. Reggeranno i consumi il prossimo anno? Il rincaro dei prezzi di gas ed energia elettrica porterà a una netta riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, malgrado le misure di mitigazione adottate dal governo. L’impatto dell’inflazione è particolarmente intenso sulle famiglie con minore capacità di spesa, che sono quelle sulle quali il governo ha concentrato le misure di sostegno. Abbiamo calcolato che nel 2023 la famiglia tipo italiana avrà un maggior costo per la spesa energetica di circa 2.700 euro in più rispetto al 2021 (in percentuale del reddito il 12,6%). Ma per le famiglie con il reddito più Foto ppetrenko © 123RF.com

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