Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2022

54 Civiltà del Lavoro settembre • ottobre 2022 CONVEGNO NAZIONALE Fabrizio Di Amato: “Abbiamo messo a punto una cosa diversa dal termovalorizzatore, che è la gassificazione. In Giappone si fa da oltre vent’anni, quindi tecnologie testate” nacque l’idea di una bioplastica biodegradabile da usa- re per il prodotto simbolo, ma in negativo, della plasti- ca, ovvero il sacchetto. In questo modo si è riusciti a re- cuperare l’organico, che diventa, spiega l’imprenditrice “una materia prima per rigenerare i suoli, che sono un elemento fondamentale del nostro made in Italy, della nostra biodiversità”. “Il riutilizzo di questi sacchi nella raccolta differenziata – sottolinea – ha portato l’Italia a giocare un ruolo importante nella raccolta dell’umido. Oggi siamo passati da 2 a 7 milioni di tonnellate rac- colte, che hanno portato l’Italia agli obiettivi richiesti dall’Europa”. Tutto questo è possibile grazie a imprese e centri di ri- cerca, che hanno creato un vero e proprio “cluster del- la bioeconomia”. “Abbiamo in Italia un’infrastruttura di raccolta del rifiuto organico che è sicuramente la più avanzata d’Europa – chiosa Bastioli –. Raccogliamo la maggiore quantità di rifiuto organico, il 47% del rifiuto alimentare contro il 16% medio dell’Europa”. Conside- rando che nel 2023 l’Europa dovrà eliminare l’organico dalle discariche, “il modello Italia” potrebbe veramen- te distinguersi. Dal punto di vista produttivo, lo shopper di oggi mette insieme quattro tecnologie differenti, ciò ha stimolato la nascita di nuovi impianti, che sono stati fatti reindu- strializzando vecchi siti produttivi e lavorando di con- certo con il mondo agricolo, il tutto con l’obiettivo di rigenerare i suoli. “Il concetto è quello di non pensare più a un’economia di tipo estrattivo, in cui ci si immagina che le materie prime siano infinite, ma pensare a un sistema di tipo ri- generativo”. Ragionare con quest’ottica per Bastioli è fondamentale, specialmente per un paese come l’Italia che sulla biodiversità ha costruito filiere integrate mol- to differenziate. La crisi dell’approvvigionamento delle materie prime esplosa dopo il Covid-19 ha aperto gli occhi un po’ a tut- ti, la capacità rigenerativa della natura è un patrimonio da salvaguardare ed è per questo che Novamont, come racconta l’Ad, lavora per riutilizzare gli scarti di cellulo- sa presenti nei depuratori, gli scarti delle mele o, anco- ra, gli scarti dei pannolini. Buone pratiche che devono riguardare anche tutto il mondo del packaging. “Anche nei prodotti che andiamo a sviluppare dobbiamo met- tere il concetto di biodegradabilità per evitare accumu- li per il futuro”, conclude Bastioli. Con il presidente di Maire Tecnimont Fabrizio Di Amato, il dibattito si sposta per esplorare le grandi potenzialità dell’idrogeno. Come ricordato da Fubini, il gruppo indu- striale guidato dal Cavaliere del Lavoro si è aggiudicato un finanziamento europeo da 194 milioni di euro per lo sviluppo di un impianto “waste to hydrogen” nel conte- sto della Hydrogen Valley di Roma. “Storicamente facciamo impianti di idrogeno da più di cinquant’anni – spiega Di Amato – ma da gas metano, quindi emettiamo CO 2 . Facciamo materiali plastici da idrocarburi attraverso un processo di hydrocracking, ma comunque produciamo materiali che poi servono per l’industria. In questo caso specifico, ci siamo chie- sti come potevamo trasformare i rifiuti perché noi pen- siamo che i rifiuti siano il petrolio del terzo millennio”. Integrando tecnologie esistenti, l’azienda riesce a valo- rizzare il rifiuto non riciclabile e non umido, il cosiddet- to Plasmix, che oggi va in discarica o viene trasportato dall’Italia in altri paesi europei. In che modo? “Abbiamo messo a punto una cosa diversa dal termovalo- rizzatore – spiega il presidente di Maire Tecnimont –, che è la gassificazione. In Giappone si fa da oltre vent’anni, quindi tecnologie testate. Abbiamo messo insieme que- sta gassificazione, che prende i rifiuti e li gassifica attra- verso una reazione chimica che, anziché bruciare, porta a temperature alte. Così recuperiamo tutto il carbonio e l’idrogeno che c’è all’interno dei rifiuti. Considerate che un terzo di questi è praticamente carbonio e idrogeno. Noi lo recuperiamo senza emettere CO 2 , si arriva a un gas di sintesi, un gas sintetico che è esattamente uguale a un gas metano. Solo che è fatto in un modo diverso”. Questa nuova modalità di trattamento dei rifiuti potreb- be rivelarsi preziosa per affrontare il problema delle nu- merose discariche, una su tutte quella di Roma, ovve- ro Malagrotta. “Si parla di 80-90 milioni di tonnellate di rifiuti presen- ti in questa discarica – afferma Di Amato – Considera- te che un terzo di quei rifiuti è carbonio e idrogeno che si potrebbe recuperare per un terzo, circa 30 milioni”. “Oggi noi potremmo veramente trasformare un proble- ma – sottolinea ancora –. Vi do un dato significativo: in Italia produciamo, compresi i rifiuti speciali indifferen- ziati, 16 milioni di tonnellate di rifiuti. Immaginando una

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