Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2022

55 Civiltà del Lavoro settembre • ottobre 2022 Andrea Illy: “È il nostro modello di sviluppo ad essere intrinsecamente insostenibile perché produciamo un’infinita quantità di inquinanti e residui” Foto hiv360© 123RF.com CONVEGNO NAZIONALE conversione in cui ogni milione equivale a circa 100mi- la tonnellate di idrogeno, con 16 milioni potremmo pro- durre 1,6 milioni di idrogeno. Considerate che il target europeo per l’idrogeno è 10 milioni nel 2030”. In ogni caso per il presidente di Maire Tecnimont, deve restare chiaro un principio, ovvero che la politica deve dare l’indirizzo generale, poi la scelta su come arrivare all’obiettivo e con quale tecnologia deve essere lascia- ta alle imprese. Il presidente di Illy Caffè Andrea Illy riprende i temi intro- dotti da Catia Bastioli, ricordando che l’industria agroa- limentare nel suo complesso è responsabile di quasi un terzo delle emissioni di carbonio. Potrebbe però esser- ci una soluzione a tutto questo. “I suoli hanno una capacità di assorbimento del carbo- nio tre volte superiore all’atmosfera – spiega Illy, che è anche presidente della Fondazione Regenerative Society Foundation insieme con l’economista statunitense Jef- frey Sachs –. Arricchendo i suoli quindi potremmo po- tenzialmente sequestrare una parte delle emissioni di carbonio ogni anno”. I suoli arricchiti di carbonio organico hanno inoltre biso- gno di minori fertilizzanti e il trend che si sta osservan- do è il passaggio verso un’agricoltura cosiddetta rige- nerativa. “È il nostro modello di sviluppo, che si chiama estrattivo, ad essere intrinsecamente insostenibile – pro- segue – perché non solo continuiamo a sfruttare, esau- rendole, le risorse della biosfera e geosfera, ma produ- ciamo un’infinita quantità di inquinanti e residui che poi si accumulano e impediscono la cosiddetta rigenerazio- ne spontanea”. “Questo – aggiunge il presidente di Illy Caffè – è frutto di un errore secolare, il dualismo fra na- tura e cultura, dove la cultura è intesa come tecnologia, scienza, quindi la presunzione di poter curvare la natu- ra ai propri bisogni”. Non ci sono universi da contrapporre, nella visione di Illy, semmai ambiti che devono viaggiare l’uno accanto all’altro e per questo motivo il Cavaliere del Lavoro tie- ne a precisare come parlando di transizione ecologica, di cui quella energetica è il primo passo, sia importan- te introdurre il concetto di transizione agro-ecologica. “Bisogna cercare una transizione verso un modello ri- generativo che imiti sostanzialmente la natura – spiega – perché in natura per ogni reazione di biosintesi ce n’è una di segno opposto di bio-composizione. Una magia!”. Dove sta la criticità? “Il vero problema è l’uomo nella na- tura e la ricerca del benessere – afferma –. Noi come ho-

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