Civiltà del Lavoro, n. 2/2021

41 Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 ambierà la settimana lavorativa, cam- bieranno gli uffici, il modo di usarli (si parla già di “hotelification”) e di rag- giungerli, cambierà il modo di stare a casa e di organizzare la vita. Tra le transizioni in atto, quella che ha in- vestito il mondo del lavoro è senz’al- tro la più incisiva e per molti versi la più evidente. Se il digitale e la sostenibilità sono le corni- ci in cui inquadrare i grandi cambiamenti che tecnologia, pandemia e una rinnovata sensibilità culturale stanno im- ponendo nell’agenda dei governi, la rivoluzione dell’orga- nizzazione del lavoro è il quadro che ogni giorno, da più di un anno, abbiamo già davanti ai nostri occhi. E noi italia- ni in particolare. In Italia, infatti, oltre il 40% dei lavoratori ha lavorato durante la pandemia esclusivamente da casa a fronte di una media europea del 34%. L'innovazione non chiede il permesso e, nonostante molti si ostinino a crederlo, lo smart working non è il telelavoro. Per non subirla, occorre perciò costruire percorsi che ci aiutino a governare una rivoluzione che, stando ai numeri, è enorme. Secondo l’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano, durante la fase più acuta dell'emer- genza il lavoro agile ha coinvolto il 97% delle grandi impre- se, il 94% delle pubbliche amministrazioni italiane e il 58% delle pmi, per un totale di 6,58 milioni di lavoratori, circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani, oltre dieci volte più dei 570mila censiti nel 2019. L'applicazione dello smart working durante la pandemia, seppure forzata ed emergen- ziale, ha dimostrato come un modo diverso di lavorare sia possibile anche per figure professionali prima ritenute in- compatibili, ma ha anche messo a nudo l'impreparazione tecnologica di molte organizzazioni. VERSO UNA NUOVA NORMALITÀ Lo smart working è dunque entrato nella quotidianità degli italiani ed è desti- nato a rimanerci: al termine dell'emergenza si stima che i lavoratori agili, che lavoreranno almeno in parte da remo- to, saranno complessivamente 5,35 milioni, di cui 1,72 milio- ni nelle grandi imprese, 920mila nelle Pmi, 1,23 milioni nelle microimprese e 1,48 milioni nelle Pa. Per adattarsi a questa "nuova normalità" del lavoro il 70% delle grandi imprese aumenterà le giornate di lavoro da remoto, portandole in media da uno a 2,7 giorni alla settimana, una su due modifi- cherà gli spazi fisici. Nelle Pa saranno introdotti progetti di smart working (48%), aumenteranno le persone coinvolte nei progetti (72%) e si lavorerà da remoto in media 1,4 gior- ni alla settimana (47%), rispetto alla giornata media attuale. EMERGONO NUOVE SKILLS L’emergenza ha rivelato la fragilità tecnologica delle organizzazioni, anche delle im- prese più grandi e strutturate. Il 69% di queste ha dovuto aumentare la disponibilità di pc portatili e altri strumenti hardware, il 65% di sistemi per accedere da remoto e in si- curezza agli applicativi aziendali e il 45% di strumenti per la collaborazione e comunicazione. Gli strumenti più intro- dotti sono stati pc portatili (nel 26% del campione) e tool (Zoom, la piattaforma per videoconferenze fondata da Eric Yuan, ha registrato un incremento di ricavi del 355% rispet- to al 2019). A livello organizzativo, invece, è stato difficile mantenere un equilibrio fra lavoro e vita privata per il 58% delle gran- di aziende e il 28% dei lavoratori, e per il 33% delle orga- nizzazioni i manager non erano preparati a gestire il lavoro AGILE E SMART il lavoro che verrà C di Giovanni PAPA Dati Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano PRIMO PIANO

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