Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2019

29 Civiltà del Lavoro novembre 2019 SPECIALE ste ultime – prosegue – ci portano ad accogliere le nuove differenze, che sono la famosa ricchezza di cui parlavamo prima. Ecco, il rispetto di queste differenze fa fare il salto verso il progresso scientifico”. Ad Antonio Patuelli il diret- tore dell’Huffington Post chiede una riflessione sullo stato di salute dell’Unione. “Come sta andando l’Europa del de- naro? – domanda – A che punto è la notte, o il giorno, dei tassi di interesse?”. Per il presidente dell’Abi, la fase attuale, “con i tassi di interesse più bassi della storia” rende questo momento particolarmente indicato per investire. Più in generale, Patuelli non vede una messa in discussione radicale del sogno europeo, la libera circolazione delle per- sone, delle merci e del denaro non è contestata. Piuttosto i problemi stanno altrove, ovvero nella sostanziale parali- si che è seguita alla bocciatura della Costituzione europea nel 2005. Da allora in poi, spiega, “nessun passo in avanti è stato fatto per mettere in cantiere (…) un minimo comun denominatore costituzionale per tutti i cittadini dei paesi membri dell’Unione europea”. Non ha aiutato la gestione “emergenziale” delle varie crisi, perché nel settore banca- rio, ad esempio, si è declinata soltanto sul tema della vigi- lanza bancaria europea “con regole identiche” per gli istituti di credito. Una scelta non lungimirante secondo Patuelli, in quanto “ha scatenato una serie di conflittualità tra gli Stati, tra le economie nazionali, tra le banche, che sono gli ele- menti di connessione”. Il presidente dell’Abi ricorda inoltre che la competizione fra i paesi non si gioca soltanto sul terreno del fisco. L’assenza di un diritto bancario europeo e di norme comuni in ma- teria penale fa sì che alcune operazioni economiche siano lecite in alcuni paesi e vengano perseguite in altri, con ine- vitabile spostamento di risorse. Restare a metà del guado significa lasciare esplodere le contraddizioni. Annunziata raccoglie lo stimolo e rilancia domandando se andrebbero cambiate le regole, a cominciare ad esempio dagli accordi di Maastricht. “Non ci sono totem giuridici da venerare nelle normative europee (…) Nemmeno Maa- stricht è un dogma, si può e si deve fare una verifica storica di come ha funzionato per cercare di farlo funzionare me- glio senza fare finta che sia stato applicato in tutto. In que- sto quarto di secolo, in larga parte non è stato applicato…”. Ferdinando Nelli Feroci condivide l’analisi secondo la quale è stato adottato in questi anni un approccio emergenziale ed aggiunge che “una riflessione su come migliorare il governo della moneta comune è urgente e necessaria”. Sull’ipotesi di revisione dei parametri che regolano debito e deficit dei pa- esi bisogna tuttavia domandarsi quanto sia condivisa, poiché esiste un fronte del Nord molto rigido sotto questo profilo. Un altro spunto di riflessione suggerito da Nelli Feroci ri- Elena Zambon Antonio Patuelli Una società libera è moralmente accettabile solo se la ricchezza diventa benessere collettivo La gestione “emergenziale” delle varie crisi ha scatenato conflittualità tra Stati, economie nazionali e banche guarda il metodo con il quale ciascun governo porta avanti la propria strategia. “Difficilmente potremo essere ascolta- ti e seguiti quando chiederemo più flessibilità sulle regole di bilancio – sottolinea – se non cominciamo seriamente a invertire la dinamica di crescita costante del nostro debito pubblico”. E aggiunge: “Se qualcuno ha pensato in passato di poter cambiare le regole in Europa guardando a Varsa- via, a Budapest o a Bratislava, ha sbagliato enormemente. I nostri interlocutori sono altri”. Il presidente dell’Istituto

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