Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2019

28 Civiltà del Lavoro novembre 2019 SPECIALE economica, si sviluppa fra i paesi europei una clima di reciproca sfiducia con una contrapposizione fra l’area del Nord e quella del Sud o, ancora, fra paesi fondatori e paesi sari in Germania per la messa in commercio di un farmaco (previa autorizzazione dell’Ema, naturalmente) con i 400 dell’Italia e gli oltre 900 della Serbia, determinando una di- stinzione di fatto in “pazienti di serie A e pazienti di serie B”. Per Zambon questo non va bene e inoltre non si sposa con quel modello imprenditoriale che la sua azienda per- segue da oltre cento anni e che è riassumibile nelle parole del fondatore Gaetano Zambon: “Una società economica- mente libera può essere moralmente accettabile soltanto a patto che la ricchezza privata diventi benessere colletti- vo attraverso la creazione di mezzi di produzione, di fatti, di lavoro e possibilità di vita per gli altri uomini. Ogni one- sto imprenditore si comporta così”. I giovani oggi sono più sensibili a questi aspetti. Come ri- corda la presidente del gruppo farmaceutico, “mai come in questa era, fortunatamente, le nuove generazioni, i ta- lenti, non ti scelgono più come impresa solo per un fatto economico, ma anche per la visione imprenditoriale”. Con- dividere gli stessi valori all’interno di un’impresa familiare rappresenta un importante fattore aggregante, che richie- de comportamenti coerenti sia dall’una che dall’altra par- te, ovvero dai collaboratori e dagli imprenditori medesimi. E la forza che ne consegue consente di affrontare meglio Da sinistra Antonio Patuelli, Lucia Annunziata, Ferdinando Nelli Feroci ed Elena Zambon Ferdinando Nelli Feroci di nuovo ingresso. Ciò ha impedito di creare strumenti per la condivisione del rischio, quali ad esempio gli eurobond. Secondo Nelli Feroci, quindi, non è il momento adatto per abbracciare “grandi ipotesi di riforma istituzionale o costi- tuzionale”, ma occorre prima di tutto ricostruire un clima di fiducia all’interno della comunità degli Stati. I risultati del- le elezioni di maggio scorso lasciano in questo senso ben sperare perché, a fronte di un atteso ritorno del nazionali- smo, è prevalso invece un atteggiamento non distruttivo nei confronti dell’Unione. A questo punto è necessario cogliere l’input espresso dai cittadini e lavorare sodo per “rilanciare la crescita, rilanciare l’occupazione e rivedere, ad esempio le regole in materia di controllo dei bilanci nazionali”, oggi troppo astruse e complicate. E ancora, suggerisce il presi- dente dell’Istituto degli Affari internazionali, “bisognerebbe varare un programma di armonizzazione fiscale che prenda di mira soprattutto le società. Oggi – spiega – abbiamo un mercato interno che soffre di una situazione per la quale alcuni paesi possono praticare senza impedimento alcuno un dumping fiscale clamoroso”. Annunziata passa la parola a Elena Zambon. Quanto pesa- no gli interessi nazionali sugli imprenditori? La presidente del gruppo farmaceutico specifica che molto dipende dal settore in cui si opera. Indubbiamente lavorare nel campo della salute consente di trovare forse più rapidamente ele- menti comuni, ma alcune differenze procedurali restano sul tavolo. L’imprenditrice confronta infatti i 119 giorni neces- Serve subito un piano di armonizzazione fiscale per frenare pratiche di dumping clamorose il cambiamento. “Girando il mondo – racconta Zambon – il tema dell’identità che accoglie le differenze è fondamen- tale. Oggi siamo fortemente impegnati nella ricerca e non abbiamo soltanto prodotti da pipeline interne ma necessa- riamente dobbiamo guardare anche ad acquisizioni. Que-

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