Civiltà del Lavoro, n. 6/2018

77 CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2018 INTERVISTE Attraverso la storia di una grande impresa è possibile illustrare anche pezzi importanti della storia del Paese. La celebre foto che immortala lo scambio di borraccia tra Bartali e Coppi racconta, per esempio, anche del- le Industrie Agnelli. Quella borraccia l’avete prodotta voi. Quali le principali iniziative intraprese dall’azien- da a sostegno della storia e della cultura? Amo spulciare i nostri vecchi cataloghi e tempo fa mi so- no imbattuto proprio in quell’articolo: il numero 261, “bot- tiglia con gabbietta per ciclisti”. Ne abbiamo esposto un esemplare nel nostro Museo della Pentola, insieme ad al- tre chicche e vecchi macchinari, che ogni volta suscitano l’interesse dei tanti ragazzi dell’alberghiero che vengono in visita, per osservare come nascono le nostre pignatte. Molti dei nostri pezzi sono esposti anche nel padiglione dedicato all’alluminio all’interno del Museo della scienza e della tecnologia di Milano: oltre all’iconico portaborrac- cia da bici, altri cimeli come le mezzelune con cui gli ospiti dell’Andrea Doria spremevano i limoni per il the, la famo- sa pentola Quadrifoglio del 1936, una vecchia caffetteria napoletana e un fornelletto a spirito. Inoltre, proseguiamo con l’intuizione che mio nonno ebbe negli anni ’30: pub- blicare manuali di cottura costantemente aggiornati, per educare al corretto utilizzo di ogni forma e materiale. • ca continui cambi di stampi e attrezzature: un’operazio- ne da concludere a stretto giro, per non sprecare tempo. È stato bravo Angelo, mio figlio, a intuire che la strada da seguire era la robotizzazione. Ogni generazione ha por- tato qualcosa di nuovo all’azienda: mio padre trasformò la produzione da manuale a semiautomatica, io l’ho resa automatizzata, Angelo, robotizzata. Riciclabile al 100%, l’alluminio è simbolo di sostenibi- lità. Quali gli interventi più significativi del Gruppo nel campo della cosiddetta economia circolare? Fin dai tempi di nonno Baldassare, all’interno della fab- brica c’era una fonderia: ritiravamo rottami, per ricavarne sbozzati, maniglie. Arrivavano persino carcasse di aerei, abbattuti durante la Seconda guerra mondiale. Oggi ab- biamo fatto passi da gigante con la fonderia di Pralboino: ricicliamo tutti i nostri rottami, quelli raccolti da terzi e cor- reggiamo con pani madre, arrivando a 24mila tonnellate annue di alluminio (risparmiando, per altro, 302 milioni di kg di anidride carbonica, corrispondenti a 6 milioni di alberi). Una volta l’anno, inoltre, la Baldassare Agnelli or- ganizza una campagna di rottamazione, concedendo uno sconto extra sull’acquisto di nuovi materiali di cottura, a chi porta i vecchi. L’alluminio è riciclabile all’infinito ed è presente in ogni momento della nostra vita: è la linguet- ta dello yogurt che mangiamo a colazione, è la moka con cui ci prepariamo un caffè, è nella macchina che usiamo per andare al lavoro, avvolge la schiscetta che ci portia- mo per pranzo, è nella scrivania sulla quale lavoriamo e nel letto in cui dormiamo. Non solo pentole: l’azienda è leader nella produzio- ne di profilati, serramenti, componentistica per auto. Quanto conta il fattore innovazione? Con la realizzazione del nuovo stabilimento di Alexia, ab- biamo toccato le vette dell’innovazione e tecnologia: al- trimenti sarebbe stato impossibile produrre profilati di al- luminio a disegno. Continuiamo ad acquistare il meglio che offre il mercato: le barre di estruso non vengono toc- cate da mani umane, se non per le operazioni di imballo. Non sono ammesse imperfezioni: i margini di tolleranza sono sempre minori. Noi stessi, che con Aluproject colla- boriamo con i più autorevoli nomi del design, sappiamo che ogni estruso deve essere perfetto.

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