Civiltà del Lavoro, n. 1/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2018 21 IL 25 MARZO 2017 si sono celebrati i sessant’an- ni dei Trattati di Roma con una “dichiarazione di Roma” 1 sottoscritta dai leader dei 27 Stati membri, del Consiglio europeo, del Parlamento europeo e della Commissione europea riuniti nella capitale italiana. La dichiarazione rievoca con comprensibile orgoglio la costruzione della eurode- mocrazia, un “unicum” nel- la storia delle Istituzioni e della economia che prefi- gura un percorso di ulteriore pace e sviluppo per l’Euro- pa stessa. Eppure malgra- do i successi innegabili del- la costruzione europea non stiamo vivendo un periodo di europeismo inteso come consapevolezza dei successi e come impegno a prose- guire lungo un tracciato di integrazione e di sviluppo. La lunga crisi economica che dal 2009 al 2015 ha colpi- to quasi tutti i 27 paesi del- la Ue e i 19 della Uem, la Brexit, i movimenti migra- tori hanno innescato reazioni populiste, sovraniste, nazio- naliste ed un non meno preoccupante euroscetticismo. Per chi, come lo scrivente, ha esaminato con regolarità le dinamiche della Ue e della Uem e si è sforzato di spie- garne gli effetti scrivendo su “Il Sole 24 Ore” 2 risulta evi- dente che la costruzione europea è una realtà che non ha pari nella storia delle grandi democrazie avendo pro- mosso pacificamente le istituzioni, la civiltà, lo sviluppo e la mutua comprensione tra più di 500 milioni di persone. Per esprimere una valutazione sullo straordinario succes- so della costruzione europea non è necessaria una prefe- renza ideale per un sistema federale o confederale o per un sistema ibrido inteso come unione di popoli e di Stati, così come non è necessario l’euro-entusiasmo. Non bastano però le parole e, talvolta, la retorica per ri- cordare che i benefici superano i costi: solo un rilancio concreto supererà l’eredità della crisi. La riflessione che segue è complementare alla rela- zione di apertura dell’an- no accademico al Collegio Lamaro Pozzani 3 , durante la quale ho avuto modo di soffermarmi in particolare sui seguenti temi: confusio- ne generata dall’ibridazio- ne della costruzione euro- pea tra metodi comunitario, intergovernativo e federa- le/confederale; necessità di diversificazione e potenzia- mento degli investimenti in capitale istituzionale e so- ciale; Corte di Giustizia co- me pilastro fondamentale dell’Europa federale; van- taggi istituzionali ed eco- nomici derivanti dall’adozione di uno schema di difesa comune e di un comune ministero dell’Economia; neces- sità di pervenire ad un’architettura unica tra Esm e Bce per rilanciare gli investimenti aggregati funzionali alla co- struzione di una Eurodemocrazia compiutamente solidale. Il XXI secolo sta portando una nuova grande rivoluzione tecno-scientifica e demografica 4 , con effetti geoeconomici e geopolitici dai quali sembra derivare l’obsolescenza delle istituzioni e della politica, sostituite dalla connettività glo- bale e istantanea quale nuova forma di democrazia auto- governantesi in una combinazione virtuosa individualista » L’ EUROPA ALLA PROVA DEI CAMBIAMENTI DEL XXI SECOLO di Alberto Quadrio Curzio, Presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei Nei momenti di trasformazioni radicali servono più istituzioni e più politica

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