Civiltà del Lavoro, n. 1/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2018 22 e globalista. Questa conclusione ci sembra pericolosamen- te illusoria perché nei momenti di trasformazioni così ra- dicali ci vogliono più istituzioni e più politica nel senso al- to del termine per evitare che l’ipotizzata combinazione virtuosa globalista diventi l’anarchia della folla, inconsa- pevolmente eterodiretta da un occulto benefattore della conoscenza istantanea che esclude la fatica del discerni- mento. In ogni caso, l’Europa diventerà comparativamen- te più piccola in termini di Pil e di popolazione, in un mo- mento nel quale la Cina si avvicina sempre più agli Usa. Più istituzioni e politica non vuol dire affatto più dirigismo statuale, bensì adattamento alle necessità del XXI secolo delle Istituzioni democratiche nate nel XX. Su questa ba- se è lecito interrogarsi sull’orientamento della Ue e della Uem, per molti aspetti dotate in potenza di quelle flessi- bilità necessarie al XXI secolo. Il 2017 è stato un anno importante per la euro-progetta- zione, senza ricevere l’attenzione sistematica dell’opinione pubblica e dei Governi dei paesi della Uem, forse troppo concentrati sui temi della governance fiscale e bancaria europea. Il maggiore contributo alla progettazione porta l’impronta del presidente della Commissione Europea Je- an Claude Juncker e, quindi, della Commissione Europea. Due sono i riferimenti principali. Il primo è il “Libro bianco sul futuro dell’Europa” 5 che Juncker ha presentato il primo marzo al Parlamento europeo. Il secondo sono le “Propo- ste per il completamento della Unione economica e mo- netaria” 6 del 6 dicembre 2017. Impossibile esaminare in dettaglio queste elaborazioni, ragion per cui ci limitere- mo agli aspetti essenziali. IL LIBRO BIANCO SUL FUTURO DELL’EUROPA Il Libro bianco (LB) delinea cinque scenari per la possibi- le evoluzione e governance dell’Europa fino al 2025. Gli scenari sono: Avanti così; Solo il mercato unico; Chi vuo- le di più fa di più; Fare meno in modo più efficiente; Fare molto di più insieme. Questa varietà ha indotto vari commentatori a considerare il LB come un “catalogo” o addirittura come un escamota- ge di Juncker per non prendere posizione, anche per non interferire nelle imminenti elezioni in Francia e Germania. Noi non concordammo sin dall’inizio 7 con questa valuta- zione, sulla base dei vari elementi di natura concreta che riprendiamo qui. Il primo elemento si basa sui primi due anni della pre- sidenza della Commissione di Juncker. Entrambe sono a nostro avviso improntate al principio che “l’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costituita tutta insie- me. Essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino an- zitutto una solidarietà di fatto” 8 . Juncker, nella sua lunga militanza nelle istituzioni europee, è sempre stato attivo nelle innovazioni sia di gradualismo fattuale sia di pro- gettazione concettuale. Il secondo elemento sono le scansioni temporali indica- te da Juncker nel LB: 2017, 2019, 2025. A settembre del 2017, nel discorso sullo Stato dell’Unione 9 , Juncker ha ri- preso il tema sul futuro dell’Europa anche in vista delle elezioni per il Parlamento europeo del giugno 2019. Cioè nell’anno in cui si concluderà anche il suo mandato e si aprirà il periodo istituzionale europeo che porta al 2025. Dunque, per Juncker, bisogna decidere adesso il progetto europeo al quale dare attuazione (che non significa con- clusione) lungo la prossima legislatura europea. Il terzo elemento sono gli impegni valutativi e progettuali per il 2017 che Juncker ha assunto con il LB e che ha man- tenuto con il suo “discorso sullo stato dell’Unione del set- tembre 2017” e soprattutto con le “proposte per il com- pletamento della Uem” del dicembre 2017. Poiché quegli impegni presi a marzo 2017 sono stati man- tenuti nello stesso anno questo ci conferma nella convin- zione che Juncker non è indifferente alla scelta tra i cinque scenari del LB e che la sua è non una fuga dai problemi europei bensì una provocazione agli Stati membri e a tut- te le istituzioni europee perché si assumano le proprie re- sponsabilità andando oltre il calcolo elettorale nazionale, spesso vittima del nazional-populismo.

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