Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO VI- 2017 61 INCHIESTA In termini di esportazione, oggi quali sono i mercati di sbocco più interessanti per l’Italia? Uno dei mercati più interessanti a livello internazionale è oggi l’Asia, dove la domanda continua a crescere in mo- do costante e variato tra grandi e piccoli brand. Per quanto riguarda l’Europa, che si è ripresa rispetto a qualche anno fa, troviamo ottime opportunità in Germa- nia, in Spagna, e nel Regno Unito, dove per ora la Brexit non ha sortito effetti negativi, anzi, ha dato impulso al tu- rismo grazie all’indebolimento della sterlina. Che cosa si può fare di più, invece, per aumentare l’in- ternazionalizzazione del settore? L’internazionalizzazione rappresenta certamente un’enor- me opportunità per espandersi all’estero e aumentare i margini, a fronte di un mercato interno fino a pochissimo fa in sofferenza. Dall’altro, però, dobbiamo lottare per con- tinuare a preservare il nostro patrimonio culturale, crea- tivo e tecnico e qualitativo che ci rendono orgogliosi di passeggiare tra le vetrine più belle del mondo. La contraffazione è un cancro del nostro sistema e deve essere combattuta con ogni forma di lotta, dato che crea un danno alle imprese, ai consumatori e allo Stato, sotto forma di evasione fiscale. L’integrità delle nostre aziende e dei nostri prodotti, insieme con la qualità, devono esse- re tutelate e questo deve essere sempre al primo posto. L’ultimo rapporto del Centro Studi Confindustria (Sce- nari industriali, novembre 2017) riporta che nella clas- sifica del Trade performance Index l’Italia indietreggia nel tessile, cedendo il primo posto alla Cina. Come va interpretato questo dato? Viste la grandezza dell’industria cinese e la forza della lo- ro produzione nel tessile non stupisce che ci abbiano su- perato in quantità di merci esportate. Tuttavia è necessario porre l’attenzione non soltanto ai nu- meri, ma anche alla qualità delle merci esportate e ai pro- cessi di lavorazione e al giro di affari che creano nel paese di produzione e in quelli di esportazione. In questo senso l’Italia ha da temere una competizione basata sul prezzo. Il nostro know-how, la creatività e le tecniche del made in Italy sono ancora saldamente nelle nostre mani, anche se vi è un pericolo concreto da parte di gruppi industriali cinesi che acquisiscono imprese italiane, imparano a pa- droneggiare le nostre competenze e riescono così a fare una concorrenza più forte. Il tema della crescita sostenibile è sempre più presen- te nel dibattito pubblico. In che modo impegna e coin- volge il settore del tessile-abbigliamento? La sostenibilità è oggi un tema di centrale importanza a mio avviso per tutti i comparti dell’industria, compre- so chiaramente il nostro. È un tema centrale non soltan- to per il suo valore etico e ambientale, ma anche perché se oggi vogliamo essere all’avanguardia in tema di inno- vazione, se vogliamo trainare veramente il settore in te- ma di efficienza produttiva e sviluppo tecnologico, tutto questo oggi passa anche dalla sostenibilità. Sostenibili- tà di business, in tutti i sensi, per me è oggi sinonimo di innovazione, tecnologia e futuro. Non è solo una voca- zione, ma deve essere un imperativo per tutte le azien- de, dato che il mercato già lo chiede: vi sono fasce intere di clientela, penso ai millennials, ad esempio, che fanno scelte d’acquisto consapevoli e guidate proprio dai valori di sostenibilità. • (s.t.) Claudio Marenzi è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2016. A capo dell’azienda di famiglia attiva nella produzione di capi di abbigliamento di alta gamma che, sotto la sua guida, si è trasformata, grazie alla ricerca e all’innovazione, da brand di nicchia a marchio globale. Realizza il 70% del fatturato all’estero e occupa oltre 150 dipendenti.

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=