Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2017 44 DOSSIER Su questo argomento serve una riforma, che si può fa- re senza alcun cambiamento dei Trattati e io mi augu- ro che gli Stati membri dell’est decidano di fare risorge- re la solidarietà, perché noi abbiamo fatto tanto per loro e continuiamo a farlo. Io non credo che possa stravolge- re il modello sociale di quei paesi il fatto di ospitare 4, 5, 6 o 10mila richiedenti asilo, che oggi l’Italia e la Grecia si stanno caricando sulle spalle a causa di una norma obso- leta e non più adatta ai tempi. Lavorare su queste tre priorità si può fare, basta avere la volontà politica per farlo. Certamente si devono fare an- che le riforme strutturali, ma non possiamo aspettare tre, quattro, cinque anni prima di iniziare il cambiamento. Io non credo che la soluzione sia di demonizzare il Par- tito e chi vota per un Partito populista. Semmai bisogna domandarsi perché qualcuno vota per quel Partito e con- divido quello che diceva il Presidente Antonio Patuelli, perché evidentemente la politica non è stata in grado di dare risposte alle istanze che venivano da quei cittadini. Se il malcontento è diffuso a tal punto da avere percen- tuali a due cifre in molti paesi europei vuol dire che non si tratta di estremisti, bensì di un fenomeno sociale, che deve essere interpretato e non può essere lasciato gesti- re da chi non ha risposte, ma soltanto la capacità di but- tare benzina sul fuoco. La nostra responsabilità è quella di dare risposte e così ri- torniamo al discorso della torta. Se non facciamo la torta bene e non decidiamo che torta vogliamo fare allora non risolveremo neanche quel problema. Avremo la forza e la capacità di farlo? Possiamo farlo solo insieme perché la politica deve assumersi le sue respon- sabilità, ma anche le imprese hanno un ruolo importante da giocare per la stabilità, perché oltre ai problemi eco- nomici bisogna tenere anche presente l’instabilità della regione dei Balcani, che a noi italiani ed europei interes- sa molto. Ci sono, infatti, tante imprese italiane che lavo- rano in quell’area. Io credo che si possano fare missioni per la crescita: abbiamo già iniziato a farle in Montene- gro e le faremo in Serbia, in Kosovo e in Bosnia Erzegovi- na, perché se in quei luoghi un’impresa trova una politi- ca che l’aiuta potrà fare il proprio mestiere. Troppe regole non servono. Servono poche regole, ma buone, ivi comprese quelle che possono permettere l’ac- cesso al credito. Tutto è interconnesso, compreso il siste- ma interbancario, e io credo che, comunque, si debba anche tutelare la banca di prossimità, senza pensare so- lo alle grandi banche. Ci sono, infatti, tanti piccoli e medi imprenditori, commercianti, artigiani e liberi professioni- sti che hanno bisogno di un rapporto diretto. Io mi auguro che le banche abbiamo una doppia visione, cioè una diretta al piccolo e una diretta verso il grande, in modo che possano essere uno strumento per la crescita di entrambi. Questi sono solo alcuni degli ingredienti del- la torta, che mi auguro di poter contribuire a realizzare, anche se ci vorrà un po’ tempo. La cottura non sarà rapi- dissima perché non sarà questione di minuti o di giorni, bensì di mesi, ma, se tutti insieme cerchiamo di portare dei buoni ingredienti e ci mettiamo il nostro saper fare, io credo che alla fine la torta riuscirà bene. Alla fine mi auguro che coloro che dovranno dividere la torta la dividano nell’interesse di tutti i cittadini. Vi ringrazio. • Antonio Tajani

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