Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2017 25 DOSSIER sto? Per cogliere appieno il motivo per il quale ci trovia- mo a un bivio nella politica, dobbiamo capire quali sono i fattori scatenanti della politica recente. Uno dei concetti centrali che dobbiamo assolutamente capire è il concet- to di “blocco” di quegli accordi del dopoguerra non solo a livello di Onu e di tutte le istituzioni che sono nate a se- guito della Seconda guerra mondiale per l’ordine mondia- le. Tutto questo è a rischio, ma perché? Partiamo con le Nazioni Unite. Le istituzioni nel dopoguer- ra sono state create precisamente allo scopo di avere una comunità mondiale prospera e sicura e hanno posto del- le condizioni in base alle quali molti di noi hanno tratto vantaggio sviluppando alleanze e politiche solide, allean- ze commerciali, investimenti all’estero, produzioni mon- diali e sviluppando tutte quelle attività che oggi chiamia- mo “globalizzazione”. Nel dopoguerra abbiamo avuto l’istituzione di vari enti in- ternazionali, che hanno creato una collaborazione e un’in- terdipendenza, creando un motore che poi ha portato alla crescita tecnologica. Negli ultimi sessant’anni siamo stati in questa sorta di circolo virtuoso positivo. Non sto dicendo che l’ordine creato dalle varie istituzioni nel dopoguerra sia l’unica causa della globalizzazione co- me la vediamo oggi e come l’abbiamo conosciuta negli ultimi decenni, arrecandoci molti vantaggi, ma vorrei di- re che questo ordine del dopoguerra ha fatto sì che mol- te cose si verificassero in un ambiente piuttosto liberale, prevedibile e aperto. È stato, quindi, un progetto effica- ce, che ha portato all’ascesa dell’Asia e ha creato anche dei cambiamenti senza precedenti in un arco di tempo molto limitato. Vorrei suggerire che oggi le condizioni alla base di questo periodo di prosperità e di crescita adesso vengono erose. I cambiamenti economici e politici dovuti all’ordine del do- poguerra ora sono in una fase di stallo totale con la pro- liferazione nucleare, l’esplosione di vendita di armi, Sta- ti falliti, povertà, disuguaglianza, perdita di biodiversità, penuria d’acqua e cambiamenti climatici. In tutti questi ambiti il multilateralismo non funziona o fun- ziona male e ci sono quattro motivi: multipolarità emer- gente, inerzia delle istituzioni, problemi sempre più diffi- cili e istituzioni frammentate. Raggiungere degli accordi a livello multilaterale è diventato più difficile a causa dell’a- scesa di nuovi poteri, come l’India, la Cina e il Brasile. Que- sto perché ci sono più interessi che devono essere incor- porati in accordi globali o multilaterali. Da un lato la multipolarità è un segno positivo di svilup- po, perché il mondo si sviluppa, ma anche che bisogna prendere in considerazione al tavolo negoziale più voci e più accordi. Ci sono stati otto o nove accordi commerciali dal ’45 nel mondo fino a venti anni fa a Doha, quando il “Doha Round” dei negoziati è fallito. Uno dei motivi del fallimento è stato perché c’erano interessi rappresenta- ti da diversi paesi che dicevano all’Europa, all’Occidente e agli Stati Uniti che non accettavano quell’unica agen- da sul tavolo. I negoziati internazionali sono diventati più difficili e gli accordi sono sicuramente più difficili da raggiungere: que- sto è parzialmente dovuto al fatto che le questioni sul tappeto sono più complesse. Le questioni transfrontalie- re penetrano nelle politiche nazionali delle nostre socie- tà, quindi un mondo più multipolare significa anche un mondo più complesso. È difficile gestire l’interdipendenza, è difficile governare un’economia interdipendente, è più difficile trovare solu- zione ai cambiamenti climatici, quindi abbiamo un mon- do emergente, che è multipolare, che si scontra con un livello sempre crescente di complessità delle questioni da affrontare. Sullo sfondo di tutto questo abbiamo il sistema delle Nazioni Unite, che aveva senso nel dopoguerra ma che ora non è attrezzato per gestire le minacce attuali e non è idoneo a gestire questa frammentazione. Questi quattro punti che ho suggerito indicano chiara- mente che il mondo fa sempre più fatica a trovare degli accordi, a gestire l’economia globale, a evitare il degrado ambientale e a porre freno alla proliferazione nucleare. Per affrontare tutto questo la collaborazione è fondamen- tale, ma molti dei nostri strumenti di collaborazione (ne- goziati multilaterali e accordi) funzionano molto difficil- mente e un segnale di ciò si può notare ovunque. I cambiamenti climatici minacciano il mondo, i conflitti nel Medio Oriente sono ancora incontrollati, la vendita di »

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