Civiltà del Lavoro, n. 2/2016 - page 42

CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2016
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INCHIESTA
quelle del Nord per governare l’ Italia. Si pensi al celebre
adagio del Gattopardo, “cambiare tutto per non cambia-
re niente”; o al “blocco storico” di cui parlavano Gramsci
e Salvemini. Da allora, questa alleanza di potere non è
stata mai superata.
Alcuni sostengono che nel
momento dell’Unità d’Ita-
lia la situazione economi-
ca del Sud non fosse mol-
to diversa da quella del
Nord. A suo giudizio, se
l’Unità d’Italia non ci fosse
stata, oggi un Mezzogior-
no Stato autonomo sta-
rebbe meglio?
Intanto, bisogna dire che
all’Unità d’Italia la situazio-
ne del Sud era per molti ver-
si peggiore – e sicuramente
diversa – di quella del Nord.
Se i divari nel reddito me-
dio erano tutto sommato
contenuti (ma tutta l’Italia
era allora un Paese povero
e il decollo industriale doveva ancora verificarsi anche al
Nord), non così può dirsi per le “precondizioni” dello svi-
luppo: istruzione, soprattutto, ma anche infrastrutture di
trasporto e creditizie erano al Sud in uno stato molto peg-
giore che al Nord.
Inoltre nel Sud vi erano maggiore povertà e più profon-
de disuguaglianze, fra la grande massa di indigenti e la
minoranza di privilegiati, condizioni sociali che favorivano
(ed erano favorite da) la presenza di istituzioni estrattive,
EMANUELE FELICE
, professore di economia di 38
anni, ha da poco pubblicato “Perché il Sud è rimasto in-
dietro”, una riflessione a 360 gradi sul Mezzogiorno. Ori-
ginario di Lanciano, in Abruzzo, insegna Storia economica
all'Università Autònoma di
Barcellona, in Catalogna, do-
ve è arrivato dopo aver fat-
to il docente a contratto a
Bologna e Siena.
Nel suo lavoro ha analiz-
zato le ragioni dell'arre-
tratezza meridionale. Ci
può indicare le principali?
In sintesi il contesto socio-
istituzionale del Mezzogior-
no: l’ elevata disuguaglian-
za, l’ assetto estrattivo delle
istituzioni (politiche, econo-
miche) e delle classi dirigen-
ti che ne è conseguito. È per
questo che le classi dirigenti
meridionali – essenzialmen-
te gli agrari nell'Ottocento e
primo Novecento, poi i me-
diatori politici – hanno compiuto quasi sempre, nei diver-
si ambiti e momenti di svolta che si presentavano nella
politica economica e sociale, scelte che privilegiavano la
rendita e i privilegi esistenti, piuttosto che il merito e gli
investimenti produttivi.
Questo assetto estrattivo del Mezzogiorno è un’eredità
dell'Ottocento borbonico, che non è stata modificata e an-
zi per certi versi si è persino rafforzata con l’ unificazione,
allorquando le classi dirigenti del Sud si sono alleate con
IMPARARE
A
PENSARE
IN TERMINI GLOBALI
Dalle ragioni storiche del sottosviluppo del Sud alle ricette per il riscatto.
Gli incentivi ex ante alle imprese rischiano di essere uno spreco clientelare.
Per questo sarebbe meglio puntare sulla defiscalizzazione ex post dei profitti.
Ne abbiamo parlato con Emanuele Felice, autore del libro “Perché il Sud è rimasto indietro”.
Emanuele Felice
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