Bologna 2021 - Convegno Nazionale "La grande transizione"

più importanti sono quelli nell’università, nella formazione e nella ricerca. Qui noi non partiamo bene. Volevo anche collegarmi all’appello che ha fatto Pagnoncelli. Giovani e imprese. Noi partiamo, innanzitutto, da una situazione svantaggiata. Da noi, solo il 29% dei giovani si laurea, contro il 41% in Europa. Da noi, solo il 63% di questi giovani trova lavoro in fretta, rispetto all’86% in Europa. Questa è la riunione dei Cavalieri del Lavoro. Voglio mettere in campo una provocazione ricollegandomi a quello che diceva Pagnoncelli. Prima domanda: siamo sicuri che stiamo assumendo abbastanza laureati? Siamo sicuri che le imprese stanno veramente valorizzando e creando quel punto di domanda che serve per convincere i ragazzi a laurearsi di più e meglio? Se uno guarda i numeri europei, viene il dubbio, soprattutto nelle piccole e medie imprese, che l’intake dei laureati non sia all’altezza di quello che quelle ottime statistiche del sistema industriale dimostrano sulla capacità di competere, sull’export eccetera, su quello che potrebbe risultare. Quindi è la prima domanda che pongo. Poi c’è il panel, ci sono Ambrosini, Dattoli, ci sono persone più giovani che possono dare una risposta. Siamo sicuri che stiamo assumendo abbastanza laureati? Siamo sicuri che come parte dello sforzo dei prossimi cinque anni non dobbiamo, anche come settore privato, metterci d’impegno? Noi, come pubblico, stiamo cercando di farlo. Solo io cercherò di prendere 400 persone in più, la ministra Cartabia ha dei numeri molto più grandi, il ministro Brunetta ha dei numeri enormi. Cercheremo di fare, come pubblico, la nostra parte. Però, anche il privato deve fare da traino. Seconda domanda, sempre sui giovani. Questo è molto provocatorio, lo so, e da ex capo azienda so già cosa risponderei. Però, mi domando anche se stiamo pagando il giusto in Italia. Qui le statistiche dicono che un neolaureato italiano guadagna 28.000 euro all’anno, uno francese 35.000 euro, uno tedesco più di 40.000 euro e, in generale, siamo ai livelli dei paesi meno generosi. Ovviamente, c’è la risposta di mercato. Paghiamo quello che si deve pagare. Mi domando, però, se il fatto che il numero dei laureati italiani che è andato a lavorare all’estero sia salito del 40% non indica che in realtà ci stiamo perdendo una fetta buona dei neolaureati. 3. Transizione digitale e giovani 69

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