Civiltà del Lavoro, n. 6/2023

105 Civiltà del Lavoro | novembre • dicembre 2023 pubblica amministrazione o liberi professionisti. Da qui nasce la difficoltà della “selezione” del personale e della sua “formazione” poiché risulta prioritaria l’esigenza di eccellere nel servizio, anche per mantenere la leadership reputazionale che nasce dal nostro mantra sulla “cus- tomer satisfaction”, che a sua volta si nutre di un buon clima aziendale, basato sul welfare strutturale e diffuso: questo circolo virtuoso ci ha consentito di essere anche ben radicati nel territorio e di basare la nostra forza sulla fidelizzazione e sul passaparola. Il radicamento sul territorio passa anche da progetti solidali di varia natura, dalla violenza di genere ad attività socioculturali fino all’elargizione di borse di studio. Fondamentali e concreti anche il mio servizio prima come assessore comunale ora come presidente dell’IRFIS, nomina che mi ha legata ancor di più al territorio caricandomi di responsabilità immense, commisurate alla volontà di offrire il mio contributo a una terra da sempre molto svantaggiata. Ha avviato il progetto “Impresa al centro”. Di cosa si tratta? Come azienda siamo molto legati al tema della “sostenibilità”. È lì che rientra la nostra attività parallela al core business, che è quella socioculturale racchiusa dentro “Impresa al Centro”: una rassegna fondata con l’intento di stimolare il tessuto socioculturale del territorio su temi economici e civici ritenuti prioritari, aprendo le porte delle nostre concessionarie, che si trasformano per un paio di volte l’anno in un hub. Un modo per regalare alla città di Palermo, e non solo, un contenitore di work shop e convegni dove si trattano gli argomenti più importanti a livello socioculturale: impresa e il suo indotto, impresa femminile, prevenzione, salute. Nel prossimo appuntamento, ad esempio, incentreremo il tutto sull’educazione stradale nella speranza che questo possa dare un supporto alla cultura della vita, non soltanto nel senso della guida responsabile, ma anche come contributo concreto alla consapevolezza. Può descriverci l’emozione che ha provato quando è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro? Al Quirinale al momento di andare a stringere la mano al presidente Mattarella, mi tremavano le gambe. Vedere i puntini di una vita riunirsi: è stato come se in un momento potessi rivedere la mia vita in un flash. Dai rimproveri di mio padre, alle ramanzine materne, dal primo brutto voto a scuola che poi si trasforma in un bel risultato, fino alla caparbietà espressa durante gli studi universitari. È come se tutto avesse preso forma in un unicum, inglobando anche e soprattutto la carriera lavorativa, spinosa e travagliata, sia per la malattia di mio padre, sia per la paura di essere calpestata dai miei colleghi uomini. In quel momento, invece, mi sono resa conto che quei puntini avevano formato una sagoma bellissima, quella della coccarda del Cavaliere del Lavoro. E non sai se sentirti in colpa per qualcosa che forse è troppo grande rispetto a te o se gioire perché sì, te lo sei meritato. Un conflitto di emozioni culminato la sera prima della designazione ufficiale, al Collegio Universitario Lamaro Pozzani, quando abbiamo applaudito tutti quei giovani meritevoli: solo a quel punto la gioia pura ha preso il sopravvento. Vedere queste persone e i loro sacrifici mi ha fatto sentire fiera di poter essere presente, testimone di questo miracolo, potendo offrire il mio contributo. Iolanda Riolo e il management aziendale

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