Civiltà del Lavoro, n. 6/2023

104 Civiltà del Lavoro | novembre • dicembre 2023 ei primi anni Novanta entra nell’azienda di famiglia, allora mandataria dei soli marchi Volkswagen e Audi. Oggi è amministratrice del Gruppo Riolo, attivo in Sicilia con quattro società concessionarie dei marchi automobilistici Audi, Ducati, Toyota, Volvo, Opel, Mercedes e Smart. Quali sono i momenti che ricorda con più emozione? La più grande emozione è senz’altro riconducibile all’acquisizione dei nuovi mandati dal ‘99 in poi. Ogni volta era una nuova vetta raggiunta. Il ricordo più vivido mi riporta all’incontro con il funzionario Mercedes Benz nel 2006: quando giunse in azienda per un colloquio conoscitivo, mi chiese prima di mio papà, che non c’era più da qualche anno, poi di mio fratello. Non potendo offrire alcun riscontro alle sue aspettative sgranò gli occhi e dovette cedere all’evidenza. In quell’istante ebbi la percezione che la strada intrapresa era quella giusta e che avrei potuto farcela. Oggi siamo pochissime le donne protagoniste attive in questo settore, prettamente maschile, ma fortunatamente il nostro mestiere si basa su numeri, risultati su percentuali e market share. Questo mi ha protetto dai consueti “filtri all’accesso” dell’arena competitiva basati su stereotipi di genere, offrendomi l’opportunità di giocare ad armi pari. In un settore con una lunga storia di dirigenza maschile, pensa di aver stravolto il concetto di leadership aziendale? Quale valore aggiunto sente di aver portato? Credo che il segreto e il valore aggiunto che ho apportato sia quello di essermi concentrata molto sulla selezione del personale e sulla costruzione di una realtà organizzativa partendo da zero. L’approccio è stato quello di chi amministra risorse pubbliche, avendo una visione di lungo periodo. Ho cercato così di creare un feeling all’interno dell’azienda nella sua interezza, che si potesse riprodurre quasi spontaneamente all’interno di ogni squadra, per raggiungere l’obiettivo di standardizzare un clima, uno spirito aziendale, che fosse positivo e costruttivo, basato unicamente sul merito. In questi anni ho vissuto le difficoltà della vita di tanti miei collaboratori che hanno attraversato momenti duri, familiari o personali, provvedendo a sostenerli come possibile. Secondo il tratto unico di un imprenditore che ha potuto costruire il proprio risultato grazie a un lavoro di squadra e che sente istintivamente di dover difendere la propria squadra. Quanto conta il radicamento sul territorio per una realtà come la sua? Il nostro territorio, molto povero, presuppone un lavoro corpo a corpo con i clienti, perlopiù provenienti dalla N Nell’arena competitiva oltre gli stereotipi RIOLO: L’IMPRESA HA UN VALORE CIVICO IOLANDA RIOLO Commercio, Automobili

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