Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2023

51 FOCUS Civiltà del Lavoro | agosto • settembre • ottobre 2023 te di efficienza psico-fisica. In tal senso, se ad esempio ritenessimo ancora (almeno parzialmente) attivi o attivabili – a supporto del PIL per scelta volontaria e sulla base di appropriate condizioni – i “già over 65” che hanno ancora da spendere una quota del 15-20% della propria esistenza, si è calcolato che potremmo oggi contare tra i potenziali attivabili quasi 4 milioni di residenti, per altro destinati a diventare 4,5 milioni fra dieci anni. E in ogni caso, se sposassimo la logica dei confini mobili, vale a dire: anziano non è “chi ha vissuto per … anni”, ma solo “chi ha da spendere non più del … per cento della propria vita” – avremmo un depotenziamento dello stesso fenomeno dell’invecchiamento demografico. Adottando il 20% di vita residua come soglia flessibile per il cambiamento di status, la quota del 24% di anziani di oggi (gli ultra65enni) scenderebbe al 19% e la loro impennata a due terzi del totale dei residenti, ipotizzata tra un ventennio, verrebbe così ridimensionata ad un quarto. 0 5 10 15 20 25 1982 1992 2002 2012 2022 2032 2042 2052 2062 Milioni 1° gennaio Anziani (definizione flessibile) Anziani (definizione anagrafica) (*) Anagrafica: chi ha vissuto per almeno 65 anni; Flessibile: chi ha ancora da vivere non più del 20% della propria vita Fonte: elaborazioni su dati Istat FIG. 2 – Italia – Residenti “anziani” secondo differenti approcci definitori (*). Anni 1982-2062 l cambiamento demografico ha anche un forte impatto sulle nostre economie, sui nostri sistemi previdenziali e sanitari, nonché sulle esigenze abitative e infrastrutturali nelle regioni europee. Ciò a sua volta ha implicazioni sui bilanci pubblici. Comprendere le cause delle transizioni demografiche ci consente di gestirne meglio le conseguenze e prepararci per il futuro. In tutta Europa, negli ultimi 50 anni, l’aspettativa di vita è aumentata considerevolmente. Poiché le persone vivono una vita più lunga e più sana, molti cittadini desiderano lavorare più a lungo, anche se non necessariamente nello stesso tipo di lavoro. Allo stesso tempo, si registra una tendenza continua alla nascita di sempre meno bambini. Anche se in Europa i tassi di immigrazione sono più elevati che di emigrazione, si prevede che il graduale declino della popolazione e della forza lavoro dell’UE continuerà. Una popolazione in diminuzione e in invecchiamento comporta nuove sfide. Secondo l’ultimo World Population Prospects delle Nazioni Unite, la quota della popolazione mondiale che vive nei 27 paesi che oggi costituiscono l’UE è scesa dal 12% del 1960 al 6% di oggi e si prevede che scenderà al di sotto 4% entro il 2070. Al contrario, c’è stato un notevole aumento della quota dell’Africa nella popolazione mondiale, che è passata dal 9% nel 1960 al 17% di oggi e raggiungerà il 38% entro il 2100. L’Asia, che aveva la quota più alta della popolazione mondiale nel 1960 e che oggi conta più della metà della popolazione mondiale, si prevede che diminuirà al 45% entro il 2100. Oceania, Nord America, America Latina e Caraibi non mostrano grandi cambiamenti previsti nel tempo nelle loro quote di popolazione mondiale. (C.F.) I TREND DELLA DEMOGRAFIA GLOBALE I Quota di popolazione mondiale suddivisa per aree geografica. Fonte Onu.

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