Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2023

49 FOCUS Civiltà del Lavoro | agosto • settembre • ottobre 2023 T ENDENZE DI FONDO E PROSPETTIVE Da quasi dieci anni la popolazione italiana ha intrapreso un percorso in discesa, avviato a partire dal gennaio del 2014, che l’ha portata ad accumulare – stando ai 58 milioni e 781mila residenti del 31 luglio di quest’anno (ultimo dato disponibile) – un calo di poco superiore a 1,5 milioni di abitanti. Per dirla con linguaggio più comunicativo: è come se, nell’arco di un decennio, avessimo perso la popolazione dell’intera Sardegna. In parallelo, la percentuale di residenti in età 65 e più ha raggiunto a inizio anno una quota pari al 24,1% del totale (era il 13,1% quarant’anni fa), mentre il sottoinsieme di coloro che hanno almeno 90 anni è arrivato alla ragguardevole percentuale dell’1,4%, con una consistenza di 842mila unità, laddove nei primi anni ’80 si superava di poco le 110mila. Va ancora aggiunto che il regresso demografico cui stiamo assistendo sembra decisamente orientato a proseguire in futuro – a meno di straordinarie e al momento imprevedibili inversioni di tendenza – con ritmi persino più accentuati degli attuali. Le ultime previsioni dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat, 2023) prospettano – nella variante più verosimile (etichettata come “variante mediana”) – un ulteriore calo di 3 milioni di residenti nei prossimi vent’anni e una loro continua discesa destinata a portare il Paese sotto i 50 milioni di abitanti tra quarant’anni. Al tempo stesso, accanto all’accentuarsi dell’invecchiamento della popolazione – si stima che nel 2043 la quota di ultra65enni sarà salita a un terzo dei residenti e il numero di grandi anziani (in età 90 e più) sarà nell’ordine di 1,3 milioni – la componente potenzialmente in età produttiva (convenzionalmente i 15-64enni) sarà scesa di oltre 6 milioni tra vent’anni e ne perderà ancora quasi altrettanti nel ventennio successivo. CONSEGUENZE E PROBLEMATICHE Preso atto che i profondi cambiamenti sul fronte della consistenza e della struttura della popolazione avranno inevitabilmente un impatto significativo su alcuni importanti equilibri che stanno alla base del sistema paese, una prima riflessione va fatta in merito alla quantità di risorse sui cui si potrà verosimilmente contare negli anni a venire. In proposito, può risultare utile un semplice esercizio di simulazione che, mettendo in conto unicamente l’intensità del calo della popolazione e la riduzione della quota di residenti in età lavorativa ipotizzati negli scenari delle previsioni Istat, consenta di isolarne gli effetti in termini di variazione del prodotto interno lordo (Pil). Tale esercizio mostra come i 1.946 miliardi di euro di Pil dello scorso anno potrebbero ridursi a 1.625 miliardi nel 2042 qualora, a parità di altre condizioni (tasso di attività, tasGian Carlo Blangiardo, professore emerito Università Milano Bicocca, già presidente Istat Misure CONTRO IL DECLINO di Gian Carlo BLANGIARDO

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