Civiltà del Lavoro, n. 1/2023

54 LIBRI Franco Bernabè è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2011. È presidente di Acciaierie d’Italia (ex ILVA), azienda italiana costituita da Am InvestCo Italy e Invitalia, attiva prevalentemente nella produzione e trasformazione dell’acciaio. È presidente di FB Group, società di investimenti con sede a Roma e di Techivisory, che si occupa dello sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti e servizi innovativi ad alto valore tecnologico. È stato presidente e amministratore delegato di Telecom Italia e amministratore delegato dell’Eni Totale ricavi $469.8B Totale ricavi $365.8B Totale ricavi $257.6B Totale ricavi $168.1B Totale ricavi $117.9B Nel 2022, le “Big Five” hanno generato entrate per oltre 1,4 trilioni di dollari, più dell'intero PIL del Messico. $1,4 b (2022) Ricco di collegamenti tra temi complessi, dall’economia del Dopoguerra a oggi, dai primi esperimenti della rete a pacchetto nata negli anni Settanta in Francia con Louis Pouzin a Vint Cerf e Robert Kahn, i padri del Protocollo Internet, dalle utopie delle primavere innescate dal web alle campagne di opinione innescate da produzioni in serie di fakenews, dall’11 settembre alla “sorveglianza di massa” avviata dal Patriot Act, il volume è una bussola che ci porta a rileggere quello che ci accade intorno (e anche dentro casa) con rinnovata consapevolezza. Anche sul piano filosofico. Si prenda, per esempio, il paragone tra la liberazione dai limiti fisici resa possibile dal progresso tecnologico e l’attuale liberazione dai limiti cognitivi favoriti dalle ICT. La cifra della rivoluzione industriale, grazie alla forza del vapore e dell’energia elettrica, si può facilmente individuare nella costante sostituzione di braccia meccaniche a braccia umane. Dall’agricoltura all’industria alimentare, dalle costruzioni alla produzione di auto, quella che abbiamo alle spalle è a tutti gli effetti una “civiltà delle macchine”. Una civiltà che ha affrancato l’uomo dalla fatica. Lo stesso sta accadendo ora con le tecnologie digitali, solo che quello che si paventa all’orizzonte rischia di essere un affrancamento dalla fatica di pensare. “Mentre il processo di liberazione dalla fatica fisica ha richiesto tempi lunghissimi e le società hanno potuto adattarsi, nel mondo della tecnologia digitale tutto sta avvenendo in un tempo troppo breve. La liberazione della fatica fisica si misura nella dimensione dei secoli, il progresso delle ICT si misura con i tempi della legge di Moore che dagli anni Sessanta agli anni Dieci di questo secolo ha raddoppiano ogni diciotto mesi la potenza di calcolo di un microprocessore”. Ci sono tutte le ragioni di una grande utopia. L’invito è a darsi da fare per evitare che non sia, invece, solo una corsa verso orizzonti distopici. (C.F.) IL PIL DELLE “BIG FIVE”

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