Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

117 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 Con una selezione di 247 varietà di Hibiscus rosa-sinensis, la Sgaravatti vanta una delle principali collezioni a livello europeo. Quali sono i momenti che hanno contribuito al raggiungimento di questo primato? La passione per l’ibisco è iniziata 40 anni fa quando ho visto dei bellissimi fiori in azienda che non conoscevo e da allora ho iniziato a studiarli per carpirne i segreti della coltivazione e della riproduzione. Ho iniziato riproducendo le piante che avevamo in azienda e poi ho comperato diverse varietà da altri coltivatori. Mi sono così appassionata che ho sentito la necessità di aggiungerne altre perché le forme ed i colori che si possono ottenere dagli incroci sono infiniti. Nel tempo ho scoperto che in California c’è un’azienda di famosi ibridatori e coltivatori, ne hanno infinite varietà di tantissimi e colori. Sono andata a trovarli e ne abbiamo importati molti. Ma come si dice: l’appetito vien mangiando. Dalla California siamo arrivati a Taiwan. Insomma, un percorso interessante e non privo di contrattempi, ma conclusa una sfida si dà l’inizio ad un’altra senza una fine. Mai avuto paura di non farcela? Devo dire la verità, non ci ho mai pensato molto. Quando mi sono trovata a dirigere l’azienda era un momento difficile, della sua e della mia vita. Non mi sono fatta molte domande, era una cosa che dovevo fare, di conseguenza mi sono addestrata, ho studiato, imparato e ho fatto. Non ho mai pensato di non farcela, ma ho avuto molte volte la sensazione di lavorare con la sabbia. Questo senso del precario però mi ha dato la forza per non arrendermi mai. Lei è tra le presidenti delle delegazioni regionali AIDDA, la prima associazione italiana di donne imprenditrici. Quali sono le battaglie che oggi portate avanti con l’associazione? Le battaglie per le donne sono molte, si inizia a casa, poi nella scuola, in azienda, e così via. È un lungo e difficile percorso prima di tutto di autocoscienza, sapere cosa si vuole fare e dove si vuole andare. Una strada con molti crocevia, strade chiuse e in salita. Per molte è difficile individuare la propria o uscire da quella sbagliata. Quanto è importante per lei il lavoro e cosa ha significato la nomina a Cavaliere del Lavoro? Il lavoro per me è una delle cose più importanti. Attraverso il lavoro le persone si autodeterminano, esistono, entrano in relazione con gli altri. La mia nomina a Cavaliere del Lavoro è stata una straordinaria sorpresa e mi sono chiesta se me la meritassi. Un’onorificenza che mi ha riempito di orgoglio, ma è anche una grande responsabilità e uno sprone a fare ogni giorno meglio.

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