Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

101 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 Abbiamo scelto la Bulgaria perché in questo paese molte aree agricole non venivano più coltivate da molti anni e si trovavano in condizioni ottimali per recuperarle alla produzione con il metodo Biologico. Da allora la nostra filiera produttiva si è ingrandita, sia con l’acquisto di nuovi poderi, che con la realizzazione di frutteti dedicati a piccoli frutti: fragole, ribes nero e rosso, mele, noccioli e con la coltivazione di seminativi su terreni in rotazione: girasole e grano. Oltre alla parte produttiva abbiamo implementato uno stabilimento dedicato alla prima trasformazione dei frutti coltivati e di quelli spontanei, con la cernita e surgelazione dei frutti raccolti e la produzione di puree e succo biologici dalle mele. Il settore alimentare ha subito meno di altri la crisi, anzi in un certo senso ha registrato anche un aumento della domanda. Così è stato anche nel vostro caso? Si è vero, a partire dal 2020 la pandemia dovuta al Covid ha creato fenomeni di accaparramento di molti beni di largo consumo nella catena della distribuzione. Ha interessato anche i nostri prodotti, che sono stati utilizzati in quantità superiore alla primavera 2020, a causa dei provvedimenti di lockdown. Il confinamento a casa per qualche mese di una gran parte della popolazione italiana ha fatto cambiare per un breve periodo le abitudini alimentari di gran parte degli italiani, con un aumento di consumo di prodotti spalmabili. È stato un fenomeno che si è prontamente ridimensionato già nel corso dell’estate 2020. Cosa ha significato per lei la nomina a Cavaliere del Lavoro? È stato un riconoscimento che mi ha commosso e che non avrei mai pensato di raggiungere. L’ho dedicato a Cristina, mia dolce compagna, e ai tanti amici che mi hanno aiutato e tutt’ora mi aiutano a crescere e a migliorarmi ogni giorno. È un’onorificenza che premia percorsi di vita di eccellenza, di cui sento la responsabilità e che vedo come sprone per fare di più e meglio. La sfida che più mi appassiona, e che penso sia più rilevante per il futuro di tutti, è quella di contribuire, con il mio lavoro alla sostenibilità. Quella ambientale, perché dobbiamo “curare”, con biodiversità, riciclo e riutilizzo, le ferite procurate all’ambiente: suolo, acqua, aria. Quella economica, distribuendo equamente i frutti del lavoro, dell’innovazione, dell’intraprendenza e organizzazione dell’azienda. Quella sociale, creando valore condiviso nei territori in cui operiamo, sostenendo associazioni ed enti che promuovono l’inclusione delle persone più fragili o svantaggiate. Quella etica, perché tutto quello che facciamo viene dai nostri valori: essi sono la bussola che ci guida ogni giorno, che ci aiuta a scegliere e a rendere migliore la nostra società.

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