Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2022

39 Civiltà del Lavoro settembre • ottobre 2022 Foto beephoto © 123RF.com CONVEGNO NAZIONALE fosse quello di assicurare le condizioni di mercato perché i consumatori potessero beneficiare della situazione di prezzi bassi, che sembrava potesse durare per sempre. Un segnale eloquente del clima che si era creato allora venne dalla sentenza della corte di Giustizia Europea del 1994 che stravolgeva, rispetto al passato, la natura del be- ne “elettricità”. Non più un pubblico servizio da gestire da parte di un monopolio pubblico, bensì un bene come qualsiasi altro che poteva essere prodotto e commercia- to in un mercato dominato da una pluralità di operatori. La conseguenza paradossale di questo processo fu che i grandi fornitori dell’Europa, in particolare Gazprom, in- vece di dover interloquire con pochi grandi gruppi con forte potere di mercato si potevano confrontare con una molteplicità di piccoli operatori deboli e divisi. La struttura di mercato creata agli inizi del secolo, pur trascurando completamente le problematiche di sicu- rezza legate alle forniture di energia ha garantito per un lungo periodo i risultati che le riforme avevano previsto in termini di concorrenza e prezzi. L’AMBIENTE DIVENTA PRIORITARIO A partire dalla metà degli anni Dieci il tema della sicu- rezza e il tema della economicità hanno cessato di far parte dell’agenda di politica energetica mentre il tema della sostenibilità ambientale è diventato di gran lunga prevalente per la preoccupazione suscitata dal riscal- damento globale. Il trattato internazionale siglato in se- guito alla COP di Parigi del 2015 che impegna gli Stati a mantenere la crescita della temperatura sotto i 2 gradi centigradi rispetto all’inizio della rivoluzione industriale è stato il vero punto di svolta delle politiche energetiche occidentali. In quella occasione gli stati firmatari si so- no dati obiettivi estremamente ambiziosi. Le tendenze in atto, che includono tutti gli interventi già previsti dai governi indicano per il 2050 temperature ben più eleva- te di quelle previste dal trattato. Di qui la pressione per accelerare i tempi della transizio- ne comprimendoli in un periodo brevissimo e soprattut- to la scelta di disincentivare lo sviluppo della produzio- ne e del trasporto di fonti fossili. PERCHÉ LE FONTI FOSSILI SONO ANCORA NECESSARIE Le fonti fossili coprono ancora l’80 % dei fabbisogni ener- getici del pianeta e la struttura di produzione dell’ener- gia ha una notevole inerzia dettata non solo dalla com- plessità degli investimenti necessari al cambiamento ma soprattutto dal bisogno di soddisfare le esigenze di una popolazione in crescita e dell’aumento del benessere del pianeta. La popolazione mondiale è passata da 2,5 mi- liardi di persone nel 1950 agli 8 miliardi attuali e il reddi- to pro capite è passato nello stesso periodo da 2.000 a 10.000 dollari. In settanta anni la pressione sulle risorse mondiali è aumentata dunque di 16 volte. Mentre l’Eu- ropa ha ridotto drasticamente le proprie emissioni di CO2 soprattutto a partire dal 1980 passando da oltre 4 bn di tonnellate a 2,5 nel 2020. L’Asia nello stesso perio- do è passata da 4bn a 21bn. Qualsiasi sforzo faccia l’Eu- ropa in isolamento per migliorare la propria impronta di CO2 ha effetti impercettibili per il sistema mondiale. LA FATICOSA CORSA VERSO L’ELETTRIFICAZIONE Alcuni dati numerici sono utili per chiarire ancora me- glio l’enorme complessità di un processo di transizione che vede nella elettrificazione dei consumi finali e dei processi produttivi lo strumento principale per la rea- lizzazione degli obiettivi. L’elettricità rappresenta oggi il 22% dei consumi finali di energia. Nel 1990 era il 17%. In 30 anni il percorso della elettrificazione è avanzato so- lo del 5%. Ma il 60% dell’elettricità in paesi come l’Italia è ancora prodotto con gas e carbone. Si capisce quin- di come progressi anche modesti verso l’elettrificazio- ne con fonti rinnovabili, comportino uno sforzo titanico di investimenti e di risorse umane e tecnologiche. Solo in Italia per ottenere i risultati citati sono stati conces- si 250 miliardi di incentivi all’energia eolica e solare. In Europa l’insieme degli incentivi supera gli 800 miliardi. MENO DIRIGISMO, PIÙ TECNOLOGIE Per dare una risposta alle esigenze di realizzare una tran- sizione energetica che soddisfi i requisiti dell’ambiente, ma anche della sicurezza e del costo bisogna partire dal- la considerazione che i tempi non possono essere com-

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