Civiltà del Lavoro, n. 6/2021

83 Civiltà del Lavoro dicembre 2021 in grado di adattarsi a questa evoluzione difficilmente avranno un futuro. Noi di ERG abbiamo abbracciato questa sfida mettendo in pratica la nostra attitudine alla flessibilità e all’innova- zione ma non è stato un percorso facile. In primo luogo dovevamo acquisire il know-how necessario per essere competitivi, ad esempio attraverso la riqualificazione e la formazione del nostro capitale umano. Poi abbiamo dovuto interagire con il sistema burocratico e ammini- strativo italiano che, come detto, spesso appesantisce l’iter autorizzativo per i nuovi asset rinnovabili. Infine, un aspetto sociale e culturale legato all’accettazio- ne della presenza dell’innovazione tecnologica sul terri- torio. Spesso i parchi eolici e solari sono visti come una deturpazione del paesaggio e del patrimonio archeolo- gico e storico. Al contrario, stiamo lavorando con le co- munità e le istituzioni locali per far capire loro che l’in- novazione tecnologica può convivere con la natura. Non solo sono un volano per lo sviluppo economico e sociale, ma consentono anche di salvaguardare l’ambiente stes- so, affrontando il cambiamento climatico. La Fondazione Garrone dimostra un’attenzione parti- colare per i giovani startupper. A loro sono dedicati i progetti “RestartApp” e “RestartAlp”. Di cosa si tratta? Le giovani generazioni sono da sempre al centro della progettualità di Fondazione Garrone. Quando, nel 2014 abbiamo deciso di portare avanti la visione di mio pa- dre sulle potenzialità di sviluppo dei territori montani, è stato naturale impegnarci puntando proprio sulle lo- ro energie e sui loro progetti. È così che è nato ReStartApp, il primo incubatore tem- poraneo per giovani aspiranti imprenditori dell’Appen- nino, a cui, nel 2016, si è affiancato ReStartAlp, dedicato ai territori alpini e realizzato in collaborazione con Fon- dazione. Grazie anche a una crescente rete di partner a livello nazionale, nel tempo abbiamo consolidato un ori- ginale ed efficace modello a sostegno alla giovane im- prenditorialità di montagna, fondato su alta formazione, laboratori di business coaching ed esperienze concre- te in “aziende tutor”. I numeri confermano il successo della formula: in 11 edizioni, svolte in diverse località di Appennino e Alpi, abbiamo affiancato 140 aspiranti im- prenditori under 40, provenienti da tutta Italia. Abbia- mo contribuito alla nascita di circa 50 imprese, attive nei settori dell’agricoltura e dell’allevamento, della trasfor- mazione, del turismo e della cultura. Dall’esperienza di ReStartApp e ReStartAlp, è nato infine il più ampio “Progetto Appennino”, un sistema di atti- vità formative e consulenziali, che coniuga incubazione, accelerazione e laboratori per la creazione di reti d’im- prese e che oggi si conferma proposta appetibile e re- plicabile sui territori appenninici di tutta Italia. Cosa consiglierebbe ad un giovane laureato che muo- ve i suoi primi passi nel mondo del lavoro? Sceglierei queste parole d’ordine: decarbonizzazione, circolarità e digitalizzazione. Abbiamo bisogno di tecni- ci, economisti, giuristi e professionisti in genere che di- spongano già nel proprio DNA il concetto nuovo di svilup- po sostenibile in tutti i processi socioeconomici, perché la sfida che abbiamo di fronte è davvero epocale. Oltre a questo chiaramente suggerirei ai giovani di ascoltare, osservare e sperimentare attentamente: è molto impor- tante saper individuare ciò che realmente ci appassio- na. Il resto viene di conseguenza, con impegno, curio- sità e voglia di partecipare. Non ho mai incontrato una persona appassionata al proprio lavoro che non deside- rasse “andare oltre”. Lei è il terzo Cavaliere del Lavoro in famiglia, una re- sponsabilità tripla? Dopo mio nonno Edoardo e mio padre Riccardo, riceve- re questa onorificenza mi rende orgoglioso, soprattutto per le motivazioni che l’hanno accompagnata: la mia fa- miglia e io abbiamo sempre pensato che essere impren- ditori volesse dire dare il proprio contributo in modo responsabile e innovativo. Abbiamo la fortuna di essere molto uniti e di aver condiviso ogni aspetto, anche quelli più faticosi, del percorso iniziato più di 80 anni fa da mio nonno. Ai giovani della famiglia stiamo trasmettendo lo stesso spirito di dedizione e partecipazione, perché le responsabilità non siano “pesi” ma “opportunità”.

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