Civiltà del Lavoro, n. 6/2021

56 Civiltà del Lavoro dicembre 2021 FOCUS di Maurizio MARCHESINI La transizione ecologica nell’industria MANIFATTURIERA ome è emerso lo scorso 20 novembre in occasione della presentazione del Rapporto 2021 del suo Centro Studi Scenari Industriali, Confindustria ha avviato già da tempo un articolato percorso di attività per assicurare un ruolo centrale al sistema industriale italiano nella definizione e attua- zione del Green Deal europeo, proseguendo e rafforzando l’azione mira- ta al raggiungimento degli obiettivi ambientali nella promozione dei mercati dell’energia anche ai fini della competitività industriale. Un percorso tutt’altro che speculativo, che si è concretizzato con un focus tematico sulle normative e sulla regolamentazione del mercato relativamente ai costi dell’ener- gia, con una fitta agenda di appuntamenti formativi per manager e imprese sui temi dell’economia circolare e con il costante monitoraggio dell’attivazione di misure economiche che sostengano le imprese nella transizione ecologica verso model- li di business per l’economia circolare. È ormai evidente che la transizione eco- logica non rappresenti solo un’opportu- nità in un’ottica di sostenibilità ambien- tale e di miglioramento della qualità della vita, ma anche una leva di crescita per un nuovo slancio all’economia mondiale: dei 209 miliardi di euro destinati all’Italia dal Recovery Fund, circa 70 miliardi sono sta- ti riservati alla “rivoluzione verde” e alla transizione ecologica – un processo di efficienta- mento energetico e sostenibilità ambientale che comprende diversi settori. In tema di sostenibilità ambientale la manifattura italiana si conferma, anche nel 2020, tra le più virtuose al mondo in termini di ridotte emissioni, sebbene ormai anche nel mani- fatturiero sia necessario ragionare su una visione prospettica che preveda, da un lato, un salto di qualità sul piano culturale che introduca il concetto di bene comune al posto del- la difesa del singolo interesse, dall’altro l’attivazione di pratiche di concertazione a livello non solo europeo. La Cop26 non ha portato risultati epocali, ma mai come in questa edizione è emersa l’ur- genza di affrontare il tema con quei paesi che più incidono in termini di emissioni e che non hanno ancora voluto assumere impegni decisivi per il timore che una transizione trop- po rapida finisca per danneggiare le loro economie. C Maurizio Marchesini

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