Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2021

21 Civiltà del Lavoro ottobre • novembre 2021 – proprio perché aveva vissuto quella tempesta della guerra – che se ne esce insieme, che soltanto insieme è possibile venir fuori e garantire per tutti i nostri figli, tutti, qualcosa che ancora non c’è. C’è un grandissimo patrimonio etico che ci è stato consegnato e che mol- ti di voi rappresentano con la loro storia, con quello che hanno saputo condividere con gli altri. Ecco, credo che questi mesi siano davvero decisivi e determinanti per il nostro futu- ro. “La grande transizione”, la scelta del tema di oggi, non a caso vuol dire proprio quello che noi abbiamo ricevuto ed è anche una grande opportunità di perdere quello che non serve, certe ritualità che molte volte comportano dei pesi e delle fatiche, che qualche vol- ta sprecano delle risorse, delle possibilità”. “Questo inizio di ripresa – ha sottolineato il cardinale Zuppi – è fortemente incoraggiante, ma non dobbiamo perdere l’obiettivo: il rigore di questo momento. Come è stato ricordato all’inizio, 500mila nostri ragazzi stan- no fuori. Sembra quasi che la speranza si trovi solo andando lontano. Noi dobbiamo fare esattamente il contrario e questo indubbiamen- te è anche affidato a ognuno di noi”. “Crediamo che quello che voi rappresentate sia un grande passato e un grande presente – ha aggiunto – ma tutto ha senso se sappia- mo traghettarlo verso il futuro e non basta mai la conservazione. In termini evangelici, chi vuole conservare, perde. È un destino co- mune che abbiamo compreso. Il Papa ha insistito sempre tante volte: ‘Guardate che siamo sulla stessa barca’. Credo che l’abbiamo capito in maniera fisica. E abbiamo davvero bisogno di una concertazione nuova, della capacità di mettere da parte quello che divide e di cercare quello che unisce, come avrebbe detto San Giovanni XXIII. La nostra regione ha una storia co- sì particolare che sa unire il piccolo e il grande, l’antico e il nuovo, rapporti umani intensi e allo stesso tempo rigore produttivo. Ecco, credo che proprio per questo abbiamo insie- me una grande opportunità di questa transizione. Papa Francesco ha fatto un bellissimo discorso agli imprenditori, che credo sia stato un po’ per tutti quanti un grande riconosci- mento e anche una grande responsabilità”. “Si sa – ha detto il cardinale citando le parole del Pontefice – che i regolamenti e le leggi pensati per i disonesti finiscono per penalizzare gli onesti e oggi ci sono tanti veri impren- ditori, imprenditori onesti, che amano i loro lavoratori, che amano l’impresa, per certi versi ci si identificano, che lavorano accanto a loro per portare avanti l’impresa. Questi sono più svantaggiati da queste politiche che favoriscono gli speculatori. Ma gli imprenditori onesti e virtuosi vanno avanti e alla fine, nonostante tutto, costruiscono il futuro”. E avviandosi alle conclusioni il cardinale Zuppi ha aggiunto: “Mi piace citare a questo propo- sito una bella frase di Luigi Einaudi, economista e Presidente della Repubblica italiana in un momento di ricostruzione, di ancora più grande transizione, che ha detto: ‘Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, co- stituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tut- te le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarne spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impie- ghi’”. “Hanno quella mistica dell’amore – ha concluso –. Ci serve tanto per affrontare que- sto momento e per fare di questo momento una grande opportunità”. PRIMO PIANO

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