Civiltà del Lavoro, n. 2/2021

Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 Croce venne a Ravenna per tenere un discorso nella sala dantesca su “Il sesto centenario dantesco e il carattere del- la poesia di Dante”. Come ministro della Pubblica Istruzio- ne Croce riuscì a far approvare dal Parlamento la legge 7 aprile 1921, n. 460 dedicata esclusivamente al sostegno di diverse iniziative, soprattutto ravennati, per il centenario dantesco, mentre non risulta alcuna legge relativa al sesto centenario della nascita del Poeta, nel 1865, che pur cad- de in un anno in cui Firenze era addirittura capitale d’Italia. In particolare la “legge Croce” del 1921 destinò non trascu- rabili risorse per l’“adornamento della Tomba di Dante in Ravenna”, per la “sistemazione del recinto di Braccioforte in Ravenna”, per l’“assetto del Museo medioevale in Raven- Croce a Ravenna disse che “durante quest’anno dantesco, molti celebreranno in Dante il più ispirato apostolo della nazionalità italiana, o il maestro della vita morale e politica” Il Cavaliere del Lavoro Antonio Patuelli (a sinistra) e Nicola Sbrizzi, rispettivamente presidente e direttore generale della Cassa di Ravenna na”, per il “Comitato cattolico di Ravenna per i lavori della Cappella polentana in San Francesco”. Inoltre erano previsti contributi al Comune di Ravenna per il restauro e la siste- mazione della Sala Classense, per le salette dei cimeli dan- teschi, e “sussidi e pubblicazioni, conferenze e letture dan- tesche”, mentre non venivano trascurate risorse anche per restauri attinenti a Dante, o al suo tempo, in Toscana ed in altri luoghi d’Italia. La “legge Croce”, in un’Italia povera uscita da una guerra terribile, prevedeva uno stanziamento speciale di un milio- ne duecentocinquantamila lire del 1921, equivalenti a circa un milione e centomila euro. Si trattava di una cifra signifi- cativa, ma ben minore rispetto all’impegno assunto in que- sti anni dalla benemerita Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Ma era ed è forte il significato del centenario dantesco: Croce a Ravenna disse che “durante quest’anno dantesco, molti celebreranno in Dante il più ispirato apo- stolo della nazionalità italiana, o il maestro della vita mo- rale e politica” e concluse che “il più alto e vero modo di onorare Dante è anche il più semplice: leggerlo e rilegger- lo, cantarlo e ricantarlo, tra noi e noi, per la nostra letizia, per il nostro spirituale elevamento, per quell’interiore edu- cazione che ci tocca fare e rifare e restaurare ogni giorno, se vogliamo “seguir virtute e conoscenza”, se vogliamo vi- vere non da bruti, ma da uomini”. Nella relazione al Senato, su disegno di legge, il Ministro Cro- STORIE 82

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