Civiltà del Lavoro, n. 2/2021

69 Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 FOCUS nema, di cui è responsabile mia figlia Federica, da inizio pan- demia sono stati prodotti due film (“Lasciarsi un giorno a Roma” di Edoardo Leo e “Una famiglia mostruosa” di Vol- fango De Biasi) e altri due sono attualmente in lavorazione (“Finché c’è crimine c’è speranza” di Massimiliano Bruno e “Il confine” di Vincenzo Alfieri). Abbiamo anche prodotto una docu-fiction destinata a Sky Arte, “Power of Rome” di- retta da Giovanni Troilo. Insomma, non ci annoiamo! A parte le battute, va conside- rato che la nostra attività è per sua natura contraddistinta da una fortissima progettualità – ogni film è un prototipo – e da una estrema caparbietà nell’affrontare e risolvere le difficoltà pratiche. Una volta partito, il set è una macchina troppo costosa per permettersi di fermarsi. In questo pe- riodo sventurato, queste caratteristiche ci sono state di grande aiuto. Con la tecnologia si aprono nuovi scenari. Secondo lei il valore di un evento in presenza resta comunque in- sostituibile? L’innovazione tecnologica è una garanzia di futuro, finché opera per facilitare la veicolazione diretta delle informa- zioni o per renderla possibile laddove cause imprescindi- bili la impediscono. Ma quando sarà di nuovo possibile bi- sognerà necessariamente tornare agli eventi in presenza e alla condivisione delle emozioni, altrimenti sarà stato fatto solo un passo indietro. Come vede il futuro delle sale cinematografiche, fiacca- te anche da lunghi mesi di chiusura? Per quanto riguarda il nostro settore la domanda di contenu- ti è aumentata notevolmente da parte dei vari broadcaster e degli Over-The-Top e noi siamo stati immediatamente ca- paci e pronti a soddisfare la domanda crescente e a diffe- renziare la nostra linea editoriale moltiplicando la produ- zione di serie televisive. Certamente il ruolo assunto dalle piattaforme a partire dalla pandemia rende sempre più necessaria una rivisitazione del trattamento fiscale, che va armonizzato a livello europeo. Le sale sono ferme da circa un anno tranne una breve pa- rentesi post estiva. Personalmente ritengo la sala cinema- tografica ancora un posto sicuro con le dovute precauzio- ni, i dati lo dimostrano. Per esempio il Festival di Venezia, a cui ho partecipato, si è svolto regolarmente, con succes- so e nel rispetto delle regole ormai da tutti acquisite. Il mi- nistro Franceschini ha riconosciuto l’importanza del valo- re culturale della sala e questo mi sembra un primo passo fondamentale per ripartire verso il futuro. Lei viene considerato l’ultimo dei produttori storici del cinema italiano. Che effetto le fa, prima di tutto? E, poi, quale missione auspica per il futuro della IIF? Il mio caro amico Jack Valenti, ex presidente della Motion Picture Association of America, disse una volta: “Il fascino irresistibile di un film visto al cinema, l’incantesimo di una storia che prende vita e si dispiega sullo schermo di una sa- la buia, seduti accanto a sconosciuti compagni di una sola sera, si trasmettono da quattro generazioni in tutta la loro magia”. Ecco, il mio augurio per il futuro della IIF è che rie- sca a portare avanti la magia del cinema in sala. FULVIO LUCISANO è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2007. Entra nel mondo del cinema nel 1949 quando, poco più che ventenne, esordiva nell’organizzazione di produzione di un documentario, Anno santo, che preparava il cinema all’appuntamento con il grande Giubileo del 1950. Nel 1958 fonda la IIF con la quale ha prodotto film di Mario Bava, Steno, Dino Risi, Pasquale Festa Campanile, Damiano Damiani, Francesca Archibugi, Franco Zeffirelli e molti altri. Oggi LMG (Lucisano Media Group) è l’unico player nazionale integrato in tutti i settori dell’audiovisivo, dalla produzione cinematografica e televisiva alla distribuzione, fino all’esercizio cinematografico, con oltre 500 film distribuiti, più di 160 film prodotti e ben 57 schermi di proprietà sul territorio nazionale Da sinistra: Alberto Sordi, Fulvio Lucisano e Giulio Andreotti sul set de "Il tassinaro"

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