Civiltà del Lavoro, n. 2/2021

47 Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 a pandemia ha enormemente ac- celerato cambiamenti già in atto. I contratti nazionali e aziendali han- no provato a recepire le innovazio- ni e a creare un nuovo modus ope- randi. Diversi i temi in gioco, dalla sicurezza al diritto alla disconnessione. Ne abbiamo parlato con Tiziano Treu, docente emerito di Diritto del lavoro all’Università Cattolica, già ministro del Lavoro e oggi Presidente del Cnel. Si stima che con la pandemia 8 milioni di italiani abbia- no lavorato da remoto in smart working contro i 500mi- la precedenti. Questa tendenza è destinata a proseguire anche con le riaperture? Al di là delle stime non c’è dubbio che la pandemia abbia enormemente accelerato cambiamenti nel mondo del la- voro che erano già in atto. Ricordo che il telelavoro era sta- to proposto già 15 anni fa, ma sino allo scoppio della pan- demia era stato riservato a una nicchia di lavoratori anche per la relativa mancanza di tecnologie. Ora c’è stata una diffusione dello smart working per neces- sità, che è stata favorita dalla disponibilità di computer, lap top, telefonini che hanno consentito il lavoro e le riunioni da remoto. Non sappiamo che cosa succederà alla fine del- la pandemia, anche perché non sappiamo ancora quando la pandemia finirà, se si tornerà fino in fondo alla situazio- ne precedente o se dovremo mantenere una serie di cau- tele nei nostri comportamenti. È comunque facile prevedere che la tendenza al lavoro da remoto, allo smart working e al cosiddetto “lavoro agile” continuerà, anche se non tutti i lavori sono fattibili da remo- to. È anche prevedibile che non si faranno le 40 ore settima- nali tutte da remoto, ma ci saranno forme di lavoro ibride, parte da remoto, parte in presenza, anche per massimizza- re i vantaggi e ridurre gli svantaggi: il lavoro richiede infat- ti anche socialità, scambio di idee, confronto in presenza con i superiori e i colleghi. Tra gli svantaggi non si può non sottolineare che lo smart working da casa ha molto penalizzato le donne, che hanno dovuto far fronte non solo al loro lavoro, ma hanno anche dovuto accudire i figli in didattica a distanza e gli anziani fra- gili. E anche su questo si dovrà intervenire. Che cosa sarebbe necessario per stabilizzare lo smart working? Più infrastruttura di banda? Computer più per- formanti? Più formazione, soprattutto dei meno giovani? Per stabilizzare lo smart working è senza dubbio necessa- rio potenziare la banda larga, soprattutto per consentire riunioni efficienti con più persone, scambio e condivisione di testi, documenti e filmati. Mi pare che i computer siano sufficientemente performanti. La formazione è invece una necessità e non a caso molti accordi sindacali prevedono periodi di formazione, anch’essi da remoto. Un tema importante sul quale lavorare è quello della sicu- rezza perché l’azienda resta responsabile della sicurezza del lavoratore anche se lui lavora da remoto. Non basta dire Tra emergenza e SPERIMENTAZIONE A colloquio con TIZIANO TREU di Paolo MAZZANTI Tiziano Treu L PRIMO PIANO

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