Civiltà del Lavoro, n. 2/2021

43 Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 a pandemia ha cambiato per sem- pre il nostro modo di lavorare. Ciò che abbiamo vissuto nell’ultimo an- no non è però una trasformazione radicale e imprevista, quanto piutto- sto una vertiginosa accelerazione di processi già in atto. Se nel gennaio 2020 il World Economic Forum prevedeva che un lavoratore su tre avrebbe dovuto cambiare competenze e mansioni nel giro di 10 anni, dopo solo un anno questo si è già verificato, in qualche modo, per moltissime perso- ne. Milioni di italiani hanno dovuto imparare abilità nuove: lavorare efficacemente da remoto, utilizzare gli strumenti digitali per comunicare e collaborare in azienda, ripensare le modalità di conciliazione famiglia-lavoro. I manager han- no dovuto confrontarsi con temi quali remote leadership, nuovi metodi di valutazione dei dipendenti, ma anche ge- stione dei dati e della loro sicurezza. Nel momento in cui l’emergenza Covid-19 ha impattato sulle nostre vite, alcune realtà erano già strutturalmente prepa- rate a gestire queste nuove sfide, mentre molte altre han- no potuto solo subirle. Si sta delineando una vera e propria nuova economia e, al di là degli investimenti tecnologie – hardware e software – che le aziende sono chiamate a fare per andare incontro alla “nuova normalità”, al centro di tut- to ci sono sempre le persone, la loro preparazione, le loro competenze; competenze digitali innanzitutto, ma anche e soprattutto le “soft skill” trasversali a qualsiasi ruolo e man- sione come capacità di comunicazione, di adattamento, au- tonomia, problem solving. Tutte abilità che vanno imparate e soprattutto coltivate nel tempo, costantemente aggior- nate in un’ottica di formazione permanente. Ed ecco che veniamo a un tasto dolente in Italia, quello della formazione dei lavoratori: vissuta spesso come un obbligo fastidioso, è al contrario un investimento imprescindibile per le aziende; e da parte dei lavoratori deve esserci sem- pre la disponibilità ad accrescere le proprie competenze, senza sentirsi mai “arrivati”. Perché, come ricordava bene Massimo D’Antona, giuslavorista ucciso dalle BR vent’anni fa, “Ci sono dei diritti che attengono al lavoratore, non co- me parte di un contratto, ma in quanto persona” e la for- mazione efficace è uno di questi. Questo tema è fondamentale per me, che dal 2014 presie- do la Commissione per le attività di formazione dei Cava- lieri del Lavoro, e lo è anche per Inaz, l’azienda che guido in qualità di presidente e amministratore delegato. Inaz ha dedicato proprio a questo argomento, nel settembre 2019, un convegno in cui sono intervenuti economisti, giuslavo- risti, imprenditori e specialisti della direzione del persona- le. Il punto di partenza era stata una riflessione sui ritardi sulle mancanze del nostro sistema: dalla mancanza dei ser- vizi indispensabili per un efficace passaggio dalla scuola al lavoro, all’assenza di programmi dedicati al reskilling dei la- LE PROFESSIONI DI DOMANI tra nuove skill, digital e A.I. Linda Gilli L di Linda GILLI PRIMO PIANO

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=