Civiltà del Lavoro, n. 6/2020

Civiltà del Lavoro dicembre 2020 75 Quanto è importante il radicamento sul territorio per un’azienda che opera su mercati internazionali? Penso che un radicamento sia importante per tutti: solo radici forti sostengono un tronco robusto e rami estesi. Per PIR la sua storia e il suo legame con Ravenna e Porto Corsini sono sempre stati importanti e senza nulla togliere alle altre esperienze, là dove siamo nati si è accumulata una ricchezza di conoscenze, consuetudini, cultura del lavoro che continua a ispirare tutte le altre attività che seguiamo. A breve sarà operativo il primo deposito italiano di Gnl, combustibile a basso impatto ambientale, realizzato dal- la sua azienda insieme a Edison. Sostenibilità ambientale ed economica sono ormai due facce della stessa medaglia. Si tratta di un progetto molto complesso e di cui siamo fieri ed entusiasti. Il Gnl (o metano liquido) ha caratteristi- che di combustione che lo rendono assai adatto a ottimiz- zare la motoristica di navi e camion (e forse in futuro an- che delle auto) con una forte diminuzione delle emissioni di anidride carbonica. È però un prodotto che va conservato a temperature mol- to basse e perciò la sua gestione richiede una tecnologia sofisticata e innovativa e il suo mercato è ancora poco svi- luppato, dunque si devono affrontare ingenti investimenti con un alto grado di incertezza. È questo un caso in cui sostenibilità ambientale ed econo- micità vanno di pari passo come dovrebbe accadere sem- pre secondo me. Si tratta di un tema importante perché mode e interessi talvolta disallineano le due cose: quando nel produrre si possono scaricare molte esternalità negative sulla comunità, si finisce per produrre cose non ambiental- mente sostenibili, ma è anche vero il contrario e cioè anche quando incentivi e ideologie ignorano i criteri economici in nome di un ideale (che sia sociale, ambientale o nazionale poco cambia) si finisce per gettare il seme di problemi fu- turi. A me pare che sia una grande sfida, per chi fa l’impren- ditore, bilanciare sempre le due cose. Ricorda l’emozione di quando ha saputo di essere stato insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro? Lo ricordo molto bene, perché era sabato 30 maggio, era appena finito il periodo di confinamento per rallentare l’epi- demia in corso. Io ero andato per la prima volta in sinagoga dopo molti mesi ed avevo il telefono spento. L’ho dunque appreso rientrando a casa dopo una bella camminata, ac- colto festosamente da mio padre che mi diceva “bentorna- to Cavaliere”. Non avevo avviato io la mia candidatura, ma quando ne ero stato informato mi ero molto appassionato alla cosa e ne avevo apprezzato il valore e l’importanza. Le circostanze hanno voluto che questa onorificenza giunges- se a pochi giorni dal nostro centenario (il 24 maggio 2020) rendendola un riconoscimento del lavoro non solo mio, ma delle generazioni che mi hanno preceduto e hanno permes- so che raccogliessi il loro testimone.

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