Civiltà del Lavoro, n. 6/2020

Civiltà del Lavoro dicembre 2020 55 Qual è il suo dolce preferito e perché? Il mio dolce preferito? Lo devo ancora inventare. Tutto gira intorno ai dolci, sono la mia passione, rappresentano il mio lavoro e proprio per questo non mi accontento di quello che ho già creato o di quello che è la tradizione. Il mio mettermi sempre in gioco, la mia voglia di scoprire nuovi gusti, nuovi accostamenti mi stimola a ricercare no- vità, originalità che possano soddisfare, sicuramente il mio palato, ma in particolare conquistare il gusto dei miei più affezionati consumatori. Lei è riuscito a trasformare un piccolo laboratorio di pa- sticceria in una impresa con un mercato internazionale. Quale consiglio sentirebbe di dare a chi intendesse co- minciare ora la sua avventura imprenditoriale? La nostra è un’azienda moderna e in continua espansione che, nata come piccola gelateria locale nel 1953, ha saputo trasformarsi nel corso degli anni in una realtà molto ben strutturata in cui convivono un forte spirito imprendito- riale e una rigorosa ricerca dei più alti standard qualitativi. Tradizione e innovazione, antichi sapori del passato e “dol- ci” orizzonti del futuro. La crescita dell’azienda, dalla creazione e produzione del primo panettone, è stata inarrestabile e poggia su un pa- trimonio di valori che è rimasto inalterato nel tempo: l’arti- gianalità, l’attenzione alle materie prime, mettere le perso- ne al centro e operare per la massima valorizzazione delle eccellenze del territorio siciliano. Pur mantenendo le tipicità della lavorazione artigianale, og- gi i prodotti Fiasconaro sono distribuiti su tutto il territorio nazionale, in molti paesi europei oltre che negli Usa, in Ca- nada, in Brasile, in Giappone, in Australia e in Nuova Zelanda. La Fiasconaro Srl ad oggi spende più del 47% circa del suo fatturato sul territorio siciliano, dà un contributo determi- nante alla qualità della vita di una cittadina di circa 9mila abitanti, consentendo a più di cento persone e alle loro fa- miglie, un’occasione di lavoro e di crescita dignitosa. Quello che mi sento di dire ai giovani che vogliono fare imprenditoria in Sicilia è di crederci e di aprirsi all’esterno, lasciarsi affascinare da modi di fare e da tecniche apprese fuori, diventarne padroni e ripensarle adattandole al nostro territorio. Non devono dimenticare mai la parola coopera- zione, solo così si può crescere e portare avanti dei proget- ti ambiziosi, in qualsiasi campo imprenditoriale, senza mai abbandonare l’artigianalità del prodotto. Cosa rappresenta per lei la nomina a Cavaliere del Lavoro? Una nomina inaspettata, ma soprattutto un onore, che as- sume un significato profondo: non un semplice riconosci- mento, ma un’onorificenza che racchiude un’intera storia. La storia di una famiglia. Di un padre, Mario Fiasconaro, e di tre fratelli: Nicola, Fausto e Martino Fiasconaro. È un premio alla sicilianità, quella vera, e mi dà un senso di grande responsabilità, che non è per niente facile da soste- nere per un’azienda del sud Italia. Ricevere un encomio così importante dal primo presidente della Repubblica siciliano ha un valore doppio e ancora più importante. Sono ancor più orgoglioso di questo riconoscimento per- ché gli unici che hanno avuto questo prestigioso encomio nell’ambito della pasticceria, e in particolare come Maestri del panettone, sono stati Angelo Motta e Gioacchino Ale- magna, due miti meneghini del panettone.

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