Civiltà del Lavoro, n. 6/2020

Civiltà del Lavoro dicembre 2020 53 La crisi sanitaria ha rivoluzionato le abitudini di consu- mo. Le boutique di alta moda riusciranno a convivere con gli store digitali? Non credo che la crisi di oggi si risolverà nel breve periodo e quindi dobbiamo viverla e pensarla come un momento di passaggio. In questo contesto, il digitale è stato utile co- me non mai, ma non penso che possa sostituire la vita rea- le, il piacere di toccare un prodotto ben fatto, l’esperienza fisica. Quindi sono convinto che la grande sfida di questa trasformazione è la possibilità di lavorare sull’omnicanalità. L’e-commerce non deve essere solo una vetrina dei brand, ma un luogo di dialogo. Prima il negozio fisico era visto solo come uno spazio per vendere; oggi è uno dei diversi punti di contatto con il consumatore. Sul fronte del retail, ad esempio, già prima della pandemia, la parte esperienzia- le era molto importante e oggi è ancora di più una motiva- zione all’acquisto. Questo a prescindere dal fatto che il ne- gozio sia reale o digitale. Guardando avanti, penso che occorra aumentare e rende- re sempre migliore l’esperienza del cliente, che deve esse- re distintiva e coerente con il Dna e il lifestyle del marchio, sia nel digitale che nel negozio fisico. Come definirebbe la personalità del marchio “Ferragamo”? Ferragamo è la sintesi della qualità, del gusto per il bello, dell’innovazione e del saper fare dell’artigianalità italiana. Questi sono i valori alla base di ogni creazione del nostro marchio: non si tratta solo di pura abilità manuale, ma an- che di esperienza, estrema cura e attenzione al dettaglio, continua ricerca di materiali e di tecnologie da incorpora- re in un prodotto artigianale ma al contempo innovativo. È la prosecuzione di un percorso iniziato con la creatività di mio padre, continuato con la trasmissione di un know how e della salvaguardia di un patrimonio conoscitivo pro- fondamente legato al made in Italy, rispettoso dell’ambien- te e delle persone. Luca Guadagnino ha da poco presentato al Festival di Ve- nezia il docu-film dedicato alla vita di suo padre, “Salva- tore Ferragamo – Shoemaker of dreams”. Come è nato questo progetto e come lo ha vissuto? È stata sicuramente un’esperienza molto emozionante. Il progetto ha preso vita nel 2017: dopo aver letto l’autobio- grafia di mio padre, infatti, Luca Guadagnino ci ha contat- tati e da lì è nato un rapporto molto bello. Il docu-film è un percorso durato tre anni, durante i quali con la Fondazione e il Museo Salvatore Ferragamo abbiamo lavorato al fianco del regista e della sceneggiatrice, mettendo a disposizione competenze e conoscenze di carattere storico. Come famiglia, abbiamo offerto a Luca Guadagnino la pos- sibilità di accedere agli archivi del marchio che custodisco- no interviste, aneddoti e informazioni inedite oltre alle ulti- me e preziose testimonianze di mia madre Wanda, e i nostri ricordi personali. Devo dire che sia per la mia famiglia che per me è stato un grandissimo onore che un autore come Guadagnino si sia appassionato alla storia di mio padre trasformandola in un racconto per il grande schermo. Può descriverci l’emozione che ha provato quando ha saputo di essere stato insignito dell’onorificenza di Ca- valiere del Lavoro? Essere nominato Cavaliere del Lavoro è un grandissimo onore e quando l’ho saputo, oltre alla gioia per il riconosci- mento al mio lavoro, ho pensato con grande riconoscenza a mio padre e a mia madre, che hanno creato tutto questo e hanno dato a me e alla nostra famiglia una grandissima opportunità e la possibilità di continuare a portare avanti negli anni la loro storia e le loro esperienze. E poi ho pensato con commozione a tutte le persone che in questi anni hanno lavorato e lavorano in azienda e ci han- no permesso, con le loro capacità, la loro professionalità, il lavoro di squadra e la loro devozione al brand, di prosegui- re il nostro percorso di crescita e di affermazione globale. Posso solo dire che vivo questo riconoscimento come un fortissimo stimolo a continuare su questa strada, a impe- gnarmi sempre di più per fare sempre meglio.

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