Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2020

62 Civiltà del Lavoro ottobre • novembre 2020 FONDAZIONI fosse una naturale propensione dell’essere umano che non ha bisogno di approfondimenti. Inoltre, sono mancati inte- ressi economici privati in grado di sollecitare concrete ini- ziative per migliorare le situazioni urbane. A differenza di quanto è accaduto per le imprese produt- tive la cui gestione organizzativa, pur essendo certamen- te meno complessa del governo di una città, è stata cultu- ralmente molto più curata da parte di tutti gli stakeholder. Ed è proprio l’aver interpretato il contesto urbano come “città-impresa” che mi ha indotto a immaginare un’innova- tiva “city school”, peraltro direttamente ispirata alle già esi- stenti business school. Nell’ambito della rigenerazione urbana tra gli insegna- menti vi sono i “laboratori di quartiere”, il primo dei quali venne da lei realizzato ad Otranto nel 1979 insie- me a Renzo Piano, e i “cantieri evento”, avviati in Italia e all’estero dal Gruppo Dioguardi Costruzioni fin dal 1993. Qual è lo stato dell’arte di queste innovative modalità di intervento sul tessuto urbano? Il laboratorio di Quartiere di Otranto, patrocinato dall’Une- sco, nacque con l’intento di coinvolgere nelle operazioni di recupero gli abitanti, anche per sensibilizzarli sulla necessi- tà di una manutenzione conservativa costante e quindi da programmare per mantenere in perfetta efficienza i fab- bricati in uso. L’attuale complessità urbana ha suggerito di adottare per le città modelli organizzativi reticolari in grado di assicurare una maggiore flessibilità a fronte delle turbo- lenze dei continui cambiamenti, operando attraverso flus- si informativi rapidi ed efficienti. È dunque opportuno pensare a una “città-rete-laboratorio” che abbia come nodi finali gli abitanti in genere, le scuole locali deputate all’educazione dei giovani, i diversi quartie- ri intesi come aggregazioni istituzionali autoregolate grazie appunto a una rete di laboratori operativi collegati al Co- mune come organo di intelligenza decisionale della città. Per migliorare queste situazioni interviene il concetto di “cantiere evento”, nato nel 1993 in occasione dei lavori per un parcheggio sotterraneo nella Place des Celestins di Lione. L’intento è stato quello di aprire il cantiere ai cittadini, ren- dendolo un luogo di curiosità conoscitiva sulle operazio- ni in atto per la costruzione della nuova unità immobiliare. Quell’iniziativa conoscitiva è stata quindi trasformata in un vero e proprio processo educativo che ha come protago- nista la cittadinanza locale interessata al cantiere. Oltre all’istituzione della City School, Fondazione Dio- guardi ha avviato a Bari collaborazioni con il Convitto Nazionale Cirillo e con il Liceo Salvemini. Quali sensibi- lità si intendono stimolare? Il diretto coinvolgimento delle scuole secondarie è una priorità della City School dell’Università di Bari, l’intento è quello di realizzare un innovativo rapporto fra istituzioni universitarie e i giovani studenti che, frequentando i licei, sono ancora incerti su quale facoltà universitaria scegliere. L’Università, con la collaborazione della City School, inter- viene con una serie di conferenze per sollecitare negli al- lievi un rinnovato interesse per la città che abitano e che quotidianamente frequentano. Si intende così sollecitare anche una rinnovata coscienza civica e civile nei ragazzi, evidenziando la sempre maggiore importanza di scelte professionali verso discipline legate al governo della complessità urbana. Vi saranno novità nei piani formativi della scuola mana- geriale per il prossimo anno? L’anno prossimo si cercherà di sviluppare ciò che già è sta- to iniziato nel master precedente, il cui andamento è da ri- tenersi molto positivo. In particolare, proseguiranno le attività di ricerca e di col- laborazione avviate con la Fondazione Cuoa (Centro Uni- versitario di Organizzazione Aziendale, ndr) come stabilito dal Protocollo di Convenzione sottoscritto con la Fonda- zione Dioguardi il 27 maggio 2020, che prevede di operare su un network nazionale e internazionale di Business e City School. Si consoliderà la collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia finalizzata all’istituzione della prima “Port City School” per attivare un Corso di formazione avanzata in “Gestione e governo delle città-porto”. Proseguiranno, infine, nel 2020/2021, le attività formative per coinvolgere le scuole secondarie grazie a conferen- ze, seminari e laboratori didattici per stimolare nei giovani studenti, ancora in fase di formazione, una coscienza civica che possa orientarli verso i problemi del governo della città. Con il pensiero all’Encyclopédie di Denis Diderot, ovve- ro a un sistema di conoscenze distinte ma connesse fino a formare un unico insieme, lei teorizza “l’impresa-en- ciclopedia”. Le imprese, secondo lei, sono chiamate ad assumere nuovi compiti culturali e sociali, interagendo con istituzioni, scuole e famiglie. È possibile considerare la “SUM-School of Urban Management” e i suoi insegna- menti come la più recente espressione di questa teoria? La flessibilità dei modelli reticolari ha restituito interesse e importanza al concetto di impresa, dove il fattore umano deve assumere una nuova centralità grazie a una più com- petente partecipazione attiva che veda esercitata l’arte di saper ascoltare il territorio e di trasferirvi un’innovativa cul- tura strategica in consonanza con l’attività imprenditoriale. È in questo contesto che ho definito «l’impresa rete», “una

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