Civiltà del Lavoro, n. 3/2020

16 Civiltà del Lavoro giugno • luglio 2020 PRIMO PIANO MONITORARE i progetti e investire sul green Intervista a Enrico GIOVANNINI, membro della task force Colao di Paolo MAZZANTI er utilizzare i 209 miliardi previsti dal piano europeo per l’Italia nell’ambito del Recovery Plan servono proposte. Ne sono state presentate moltissime, a partire dal docu- mento della task force guidata da Vittorio Colao fino a quelle giunte dalle parti sociali agli Stati Gene- rali. A Enrico Giovannini, che di quella commissione ha fat- to parte, abbiamo chiesto di fare un punto della situazione. Professor Giovannini, che sintesi dovrebbe fare il governo? In primo luogo, indicare con chiarezza le linee portanti del progetto di medio termine per il Paese, evitando di limitarsi a fare un elenco di azioni, per quanto auspicabili. Nel Rap- porto Colao abbiamo indicato tre assi fondamentali: digita- lizzazione, innovazione e formazione; transizione ecologica; lotta alle disuguaglianze, in primo luogo a quelle di genere. Si tratta di indicazioni in linea con quanto avevamo propo- sto come ASviS nel Rapporto del 5 maggio e con quanto indicato dalla Commissione europea, anche nelle raccoman- dazioni specifiche per l’Italia di fine maggio. Una volta fissate le linee portanti, bisogna identificare am- biti di intervento specifici e poi indicare i progetti concre- ti per cui si intendono usare i fondi. Infine, il piano del go- verno deve indicare con chiarezza come saranno valutati i risultati: purtroppo, nella cultura italiana di governo la va- lutazione ex-ante ed ex-post degli interventi è sempre as- sente e per questo il piano dovrebbe prevedere come risol- vere una volta per tutte la questione, magari creando una struttura ad hoc, come esiste in altri paesi industrializzati. Lei è anche portavoce dell’Alleanza italiana per lo Svilup- po sostenibile (ASviS) e gli investimenti green sono una priorità dell’Europa: come conciliare la sostenibilità e le grandi trasformazioni che essa comporta con l’esigenza di riprendere rapidamente a produrre e consumare per non far crescere troppo la disoccupazione? Oggigiorno la tecnologia consente di affrontare in modo molto diverso questo apparente contrasto tra la dimensio- ne ambientale e quella economica dello sviluppo. I dati Istat dimostrano chiaramente che le imprese che hanno scelto la sostenibilità ambientale e sociale hanno livelli di produt- tività superiori rispetto alle imprese che sono ancorate al vecchio modello. Inoltre, molte imprese che stanno immaginando come “ri- partire” dopo la crisi lo stanno facendo in un’ottica green non solo perché è conveniente, ma anche perché la finan- za internazionale e nazionale spinge in questa direzione, il che è assolutamente comprensibile, visto l’aumento del li- vello complessivo di rischio. Anzi, i dati raccolti durante il periodo di lockdown dai gran- di fondi d’investimento indicano un’ulteriore preferenza dei risparmiatori per strumenti finanziari che rispettano i crite- ri Esg (environment, social, governance). P Enrico Giovannini

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