Civiltà del Lavoro, n. 2/2020

33 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 Francesca COZZANI Molte le misure, ma il tempo conta più di tutto La dott. ing. Mario Cozzani è un’azienda specializzata nel- la progettazione e produzione di valvole automatiche per compressori alternativi e loro sistemi di attuazione. Ha se- de ad Arcola, in provincia di La Spezia, e opera sul mercato nazionale e all’estero, dove realizza oltre la metà del proprio fatturato. Con l’amministratore unico e direttore generale Francesca Cozzani abbiamo fatto il punto della situazione. Qual è stato l’impatto del lockdown sulla sua attività? Devo ritenermi fortunata perché la mia attività non ha subìto un lockdown completo se non nella prima settimana. I no- stri clienti ci hanno poi chiesto di lavorare per la loro filie- ra. Operiamo nelle filiere del petrolio e derivati, gas, energia elettrica, chimica e farmaceutica, plastica, bevande, apparec- chi medicali, trasporti navali ed altre secondarie. Dandone ogni volta comunicazione al prefetto abbiamo ripreso gra- datamente l’attività, ma nel complesso l’impatto è stato co- munque significativo perché abbiamo lavorato a un quarto della nostra capacità. Adesso, pur avendo richiamato tutti i nostri operatori in fabbrica, la capacità utilizzabile non va oltre l’80% per effetto delle misure di sicurezza intraprese. Questa è la problematica che ci poniamo ora: come incre- mentare la produttività in presenza delle misure di sicurezza e come far fronte agli impegni contrattuali lavorando a ca- pacità ridotta. L’impatto più grande, però, arriverà dalla cri- si del mercato globale, che è ancora un’incognita per tutti. Come vi siete mossi per tutelare la salute dei dipendenti da una parte e preservare la continuità produttiva dall’altra? Tutelare la salute dei dipendenti è stata la nostra priorità sin dall’inizio dell’emergenza, abbiamo costantemente implemen- tato le disposizioni di sicurezza, recependo i suggerimenti di Rls e Rsu e spesso anticipando le disposizioni normative. La prima misura è stata l’obbligatorietà delle distanze, dell’u- so dei guanti e la pulizia dei posti di lavoro condivisi ad ogni inizio turno. Seppur non richiesto dal protocollo abbiamo reso obbligatorio l’uso delle mascherine: è stato davvero difficile trovare le mascherine per tutti in quei giorni, ma già il 18 marzo siamo riusciti a distribuirle senza mai farle mancare successivamente. Al momento del recepimento del Protocollo condiviso del 14 marzo molte misure richie- ste erano già state implementate. La minore continuità produttiva, se pur garantita, non ha potuto evitare ritardi di consegna delle commesse acqui- site, dovuti anche alla mancanza di materiali o trattamen- ti dai fornitori. La crisi petrolifera alla quale stiamo assistendo nelle ul- time settimane si è riverberata anche nel vostro setto- re o teme possa farsi sentire in futuro? Al momento non abbiamo ancora riscontrato minori or- dinativi, ma sappiamo di essere in fondo alla catena di for- nitura nella costruzione di nuovi impianti, per cui ci atten- diamo un calo significativo a fine anno o nel 2021. È ovvio che dobbiamo muoverci più rapidamente negli altri settori di impiego per non subirne gli impatti negativi. La sua azienda realizza oltre la metà del proprio fattura- to all’estero. Come state gestendo i rapporti con i clienti e quale immagine traspare dell’Italia? Tutti i nostri clienti esteri hanno dimostrato molta com- prensione, nessuno ha cancellato ordini, per contro nes- suno di loro ha subìto rallentamenti nella propria attività. Quindi tutti i clienti, pur essendo stati comprensivi all’ini- zio, si aspettano un rapido recupero dei ritardi e il mante- nimento della programmazione degli ordini in scadenza. Per gli stranieri l’Italia rappresenta più di qualunque altro paese il rischio a cui possono andare incontro. Ho riscon- trato varie reazioni: nei giapponesi una forte apprensione per ciò che stiamo vivendo, poiché temono una recrude- scenza dell’epidemia, nei tedeschi una sorta di scampato pericolo per ciò che anche loro hanno rischiato. Dal suo punto di vista le misure messe in campo dal go- verno la convincono? Sono sempre stata convinta che il governo avrebbe dovuto da subito mettere in atto misure di distanziamento tra per- sone, uso obbligatorio di guanti e mascherine, uso estensivo dei tamponi, con un lockdown per massimo 15 giorni, giu- sto il tempo di dotare la popolazione dei dispositivi neces- sari. In parallelo si sarebbe dovuto avviare campagne di PRIMO PIANO

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