Civiltà del Lavoro, n. 6/2019

Civiltà del Lavoro dicembre 2019 89 Per anni ha svolto incarichi di primo piano in Ucimu, l’associazione che rappresenta i costruttori italiani di macchine utensili, robot e sistemi di automazione. Do- po Industria 4.0 pare non si sia fatto molto per dare un impulso al settore. Non crede? La mia esperienza alla presidenza di Ucimu e dell’omologo europeo Cecimo mi hanno permesso, arricchendomi pro- fessionalmente, di poter affermare che le iniziative per la promozione del settore – che ha continua necessità di in- novazione, come testimonia il progetto Industria 4.0 – han- no messo in ulteriore evidenza i costruttori delle macchi- ne utensili italiane, che nel mondo sono i quarti produttori e i terzi esportatori. Sarebbe opportuno che le nostre autorità prendessero in seria considerazione i risultati che si sono avuti dalle age- volazioni concesse, che oltretutto hanno innescato una positiva serie di processi innovativi, proseguendo nell’ini- ziativa di incentivare gli investimenti rendendo sistemati- ca I’agevolazione. Riconosciuto da tutti come valore inestimabile, di cosa avrebbe bisogno il marchio made in ltaly per esprimere ancora meglio il suo potenziale? Per poter esprimere ulteriormente tutto il potenziale del ma- de in Italy, ritengo sia necessario e urgente un coordinamen- to a livello nazionale delle iniziative per la sua promozione. Di tentativi ne sono stati fatti, ma oggi la promozione risul- ta ancora troppo frammentata. Il suo primo pensiero quando ha saputo di essere stato nominato Cavaliere del Lavoro? Il primo pensiero è andato a mio padre, il “fondatore”, che è deceduto dieci anni fa e che era stato a sua volta nomi- nato Cavaliere del Lavoro nel 1994, 25 anni fa. La mia nomina è stata vissuta come una conferma che onora il fondatore e noi, che continuiamo nella strada da lui tracciata. Per me in ogni caso è stato un grande onore e una gran- de emozione.

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