Civiltà del Lavoro, n. 6/2019

Civiltà del Lavoro dicembre 2019 75 cinque sindacati al loro interno. Questa suddivisione pote- va forse adattarsi ai tempi della catena di montaggio, quan- do un operaio svolgeva una mansione estremamente ripe- titiva e molto dettagliata. Oggi, le aree di sovrapposizione in un’azienda sono moltis- sime. L’automazione richiede competenze in diversi settori, dalla meccanica all’elettronica. Ovviamente ci sono persone responsabili per aree di competenza, ma in molte situazioni i confini sono sempre più sfumati e l’azienda si trova a fron- teggiare una serie di limitazioni nella gestione del personale. Nel nostro caso specifico il processo di ammodernamen- to dell’azienda americana ha inevitabilmente comportato il riassetto e la ridistribuzione razionale delle mansioni e si è arrivati a complicati tavoli negoziali con due sindacati, con i quali sono stati necessari sforzi supplementari per risol- vere la situazione. Qual è il più grande limite del Mezzogiorno per chi fa im- presa? E, se c’è, quale il valore aggiunto? Più che parlare di limiti, preferisco parlare di sfide. Quella più grande in Italia, e in particolare nel Mezzogiorno, è cul- turale. Sono necessari nuovi orientamenti e modelli in grado di anticipare i repentini cambiamenti dell’economia globale. Per questo motivo, insisto molto sulla costruzione di una cultura organizzativa in cui l’impresa e la fabbrica siano in- tese come un bene comune, da far crescere e proteggere. Se è vero che il gruppo trae la sua linfa dal singolo, allora è fondamentale stimolare al massimo il coinvolgimento del- le persone nei processi, per poter sfruttare appieno l’in- telligenza collettiva e affidarsi alla responsabilità condivisa. Inoltre, il nostro Paese ha sempre beneficiato dell’ottima formazione offerta dalle scuole tecniche, che in passato ha rappresentato la forza motrice della crescita italiana. Anco- ra oggi sarebbe indispensabile rilanciare l’importanza delle competenze tecniche attraverso il sistema d’istruzione se- condario, per consolidare approcci e abilità indispensabili al mondo delle imprese. Riguardo al valore aggiunto, credo che il nostro territorio vanti risorse umane dotate di ec- cezionale versatilità, flessibilità e capacità risolutiva, qualità non sempre riscontrabili altrove. Tecnocap ha tre centri di ricerca. Si dice spesso che tra il mondo imprenditoriale e quello della ricerca e delle università il dialogo sia scarso. È vero? Cosa fare per fa- cilitare questo incontro? Non parlerei di dialogo scarso. Sono stati fatti molti sforzi di intermediazione culturale tra la ricerca e la produzione, ma è ovvio che molto ancora resta da migliorare. Il mon- do accademico italiano gode di ottimi ricercatori e grandi talenti, ma è necessario dotare le nostre università di più fondi e mezzi adeguati in grado di valorizzare queste figu- re professionali.

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