Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2019

34 Civiltà del Lavoro novembre 2019 SPECIALE Rimettere in moto la COMPETITIVITÀ per difendere la civiltà europea di Antonio D’AMATO, Presidente Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro obbiamo rimettere in moto la competitività dell’Europa, rendendoci conto che non possiamo arrogantemente pensare di essere gli unici in grado di con- trollare i destini della tecnologia e della qualità del mondo. Tutto questo non è più qui in Europa, è altrove. Fatte poche eccezioni importantissime, cervel- li, innovazione e investimenti vanno altrove. Li dobbiamo riportare qui se vo- gliamo ridare respiro, fiato e soprattutto occupazione e inclusione ai nostri cittadini europei, difendere i valori, difendere il benessere, la civiltà europea ed essere in grado in questo modo di svolgere un ruolo nel mondo che è assolutamente indispensabile. Per fare questo, dopo aver realizzato la cosa più difficile di tutte, che era quella di appropriarci a livello europeo della so- vranità di ciascun paese di batter conio, abbiamo bisogno di fare altri passi importanti e accele- rare l’integrazione delle politiche europee sul piano della politica estera, della difesa, della ricer- ca, della formazione e delle politiche economiche”. È questo l’appello del Presidente della Federazione nazionale dei Cavalieri del Lavoro, Antonio D’Amato, nelle conclusioni del convegno di Napoli. Dopo aver ricordato il costante impegno dei Cavalieri del Lavoro sui temi europei, D’Amato ha sottolineato le nuove sfide del continente. “La pace è una conquista di fondamenta- le importanza dell’Europa – ha affermato il Presidente – che oggi le nuove generazioni possono dare per scontata, così come la sa- lute, perché si capisce l’importanza di que- sto bene supremo solamente quando si è perso. Al di là della pace, c’è oggi l’emergen- za della sostenibilità ambientale, che è uno dei temi di assoluta rilevanza, rispetto al qua- le ciascuno di noi, tutti noi siamo impegna- ti come cittadini, come imprenditori, come Paese, a intervenire in maniera responsabi- le, perché è un bene finito, è un bene di tut- ti ed è un bene seriamente compromesso. Immaginare, poi, che lo sviluppo industriale e tecnologico possa essere in contraddizio- “D

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